Roma e i suoi musei

I musei Romani numerosi e per tutti, si è per soliti suddividerli per tipo e tema d’esposizione.

Tra i principali:

I musei Capitolini

I musei Capitolini costituiscono la principale struttura museale civica comunale di Roma e fanno parte del “Sistema dei Musei in comune”. Utilizzano una superficie espositiva di 12.977 mq. Si parla di “musei”, al plurale, in quanto alla originaria raccolta di sculture antiche fu aggiunta da Benedetto XIV, nel XVIII secolo, la Pinacoteca, costituita da opere illustranti soggetti prevalentemente romani. Aperti al pubblico nell’anno 1734, sotto Clemente XII, sono considerati il primo museo al mondo, inteso come luogo dove l’arte fosse fruibile da tutti e non solo dai proprietari.

Palazzo dei Conservatori

Palazzo dei Conservatori

Palazzo Nuovo

Palazzo Nuovo

La sede storica dei Capitolini è costituita dal Palazzo dei Conservatori e dal Palazzo Nuovo, edifici che affacciano sulla michelangiolesca Piazza del Campidoglio. La creazione del museo può essere fatta risalire al 1471, quando Papa Sisto IV donò alla città una collezione di importanti bronzi provenienti dal Laterano, che fece collocare nel cortile del Palazzo dei Conservatori e sulla piazza del Campidoglio: ciò lo rende il più antico museo pubblico al mondo.

Piazza del Campidoglio or Campidoglio square. Rome, Italy

Piazza del Campidoglio

La raccolta antiquaria si arricchì nel tempo con donazioni di vari papi (Paolo III, Pio V che voleva espellere dal Vaticano le sculture pagane), e fu meglio allocata con la costruzione del Palazzo Nuovo nel 1654. Il museo fu aperto a visite pubbliche per volere di Papa Clemente XII quasi un secolo più tardi, nel 1734. Il suo successore, Benedetto XIV, inaugurò la Pinacoteca capitolina, acquisendo le collezioni private della famiglia Sacchetti e della famiglia Pio. Dagli scavi condotti dopo l’Unità d’Italia per i lavori di Roma capitale emersero grandi quantità di nuovi materiali, che, raccolti nel Magazzino Archeologico Comunale, in seguito denominato Antiquarium, furono nel tempo parzialmente esposti ai Capitolini. Nel 1997 è stata aperta una sede distaccata nell’ex Centrale Termoelettrica Giovanni Montemartini nel quartiere Ostiense, creando una soluzione originale di fusione tra archeologia industriale e classica.

Statua equestre di Marco Aurelio

Statua equestre di Marco Aurelio

L’opera forse più famosa che vi è conservata è la statua equestre di Marco Aurelio; quella al centro della piazza è una copia, mentre l’originale, dopo essere stato sottoposto a lavori di restauro, è ora collocato nella nuova aula vetrata, l’Esedra di Marco Aurelio, nel Giardino Romano, dietro Palazzo dei Conservatori. Per la visita nell’altro edificio dei musei, il Palazzo Nuovo, si può accedere sempre dalla piazza o da una galleria sotterranea scavata (Galleria di congiunzione) negli anni trenta e attualmente allestita come Galleria Lapidaria, che dà accesso anche al Tabularium e unisce i due edifici. Qui si trova la pinacoteca dei musei nel cui catalogo c’è il famoso dipinto del San Giovanni Battista, opera del Caravaggio. Ma vi si trova anche il simbolo della città, il bronzo della Lupa Capitolina, a lungo tempo ritenuta un’opera etrusca del V secolo a.C. e solo recentemente ritenuta da alcuni restauratori come risalente al XII secolo; con molta probabilità la statua originaria non comprendeva i gemelli della leggenda Romolo e Remo, che sembra furono aggiunti nel Rinascimento. La colossale testa di Costantino I risale al IV secolo d.C. Un’altra scultura in bronzo è il Cavallo dal vicolo delle Palme. Capolavoro della scultura medievale è il Ritratto di Carlo I d’Angiò di Arnolfo di Cambio (1277), il primo ritratto verosimile di un personaggio vivente scolpito in Europa che ci sia pervenuto dall’epoca post-classica. Qui vennero col tempo esposte altre e numerose collezioni storiche, come come la Protomoteca (collezione di busti ed erme di uomini illustri trasferiti dal Pantheon al Campidoglio, per volontà di Pio VII nel 1820); la collezione del cardinale Alessandro Albani; quella donata da Augusto Castellani nella seconda metà dell’800, costituita da materiali ceramici arcaici (dall’VIII al IV secolo a.C.), di area prevalentemente etrusca, ma anche di produzione greca e italica.

musei capitolini

Musei Capitolini

Musei Capitolini

Musei Capitolini

Musei Vaticani

Sono una delle raccolte d’arte più grandi del mondo, dal momento che espongono l’enorme collezione di opere d’arte accumulata nei secoli dai Papi. Il museo è stato fondato da papa Giulio II nel XVI secolo. La Cappella Sistina e gli appartamenti papali affrescati da Michelangelo e Raffaello fanno parte delle opere che i visitatori dei musei possono ammirare nel loro percorso.

Musei Vaticani

Musei Vaticani

I Musei Vaticani, che occupano gran parte del vasto cortile del Belvedere, sono stati visitati nel 2011 da 5.978.804 persone, confermandosi come il più visitato museo “italiano”, anche se va ricordato che non è propriamente tale trovandosi in territorio non appartenente alla Repubblica Italiana.
L’origine dei Musei Vaticani può essere fatta risalire ad una singola scultura di marmo, acquistata 500 anni fa. La scultura che rappresenta Laocoonte, il sacerdote che secondo la mitologia greca tentò di convincere i Troiani a non accettare il cavallo di legno che i Greci sembravano aver donato loro, fu trovata il 14 gennaio 1506 in un vigneto nei pressi della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Papa Giulio II mandò Giuliano da Sangallo e Michelangelo Buonarroti, che lavoravano al Vaticano, ad esaminare la scoperta. Su loro consiglio il Papa acquistò subito la scultura dal proprietario della vigna. Un mese dopo l’opera, che rappresenta Laocoonte e i suoi figli stretti tra le spire di un serpente marino, fu esposta al pubblico in Vaticano.
Nell’ottobre del 2006 i musei hanno celebrato il proprio cinquecentesimo anniversario aprendo permanentemente al pubblico gli scavi archeologici di una necropoli che si trovano sul Colle Vaticano.

Musei Vaticani

Musei Vaticani

Musei Vaticani

Musei Vaticani

All’inizio dell’anno santo del 2000 è stata approntato un nuovo ingresso ai Musei, ricavato nelle mura vaticane, sùbito a sinistra – muro disposto a 90 gradi – del vecchio ingresso, risalente al 1932. Un passaggio è stato destinato all’ingresso, e l’altro all’uscita dei visitatori. Un apposito articolo del Trattato del 1929 stabilisce che la Santa Sede non può alienare i beni contenuti nei Musei, può regolare le date e gli orari d’ingresso ma è tenuta a consentire la visita ai turisti e agli studiosi; si tratta quindi di una sorta di servitù internazionale. I Musei sono chiusi in alcune date festive (1º gennaio, 6 gennaio, 11 febbraio, 19 marzo, Pasqua e Lunedì dell’Angelo, 1º maggio, 29 giugno, 15 agosto, 1º novembre, 8 dicembre, 25 dicembre, 26 dicembre). I Musei sono chiusi la domenica, a eccezione dell’ultima domenica del mese (purché non coincida con le precedenti festività). Un clamoroso caso si ebbe nel maggio del 1938, quando Adolf Hitler, capo della Germania nazista, arrivò a Roma, ospite del re Vittorio Emanuele III e di Benito Mussolini. Papa Pio XI non lo volle ricevere, e per evitare ciò si trasferì eccezionalmente, per qualche giorno, nella villa di Castel Gandolfo. Inoltre, caso senza precedenti, stabilì che il museo e la basilica fossero chiusi a ogni visitatore durante il breve periodo della visita del Führer. In tal modo il capo tedesco non sarebbe potuto entrare in territorio vaticano nemmeno accedendo ai Musei.
Composizione dei Musei Vaticani. I Musei Vaticani, giustamente chiamati al plurale, sono in realtà un insieme di musei e collezioni. Attualmente comprendono: i Musei e gli ambienti visitabili dei palazzi Vaticani.

Musei Vaticani

Musei Vaticani

Pinacoteca vaticana: la collezione fu dapprima ospitata nell’Appartamento Borgia, finché papa Pio XI ordinò che fosse costruito un palazzo ad essa dedicato. L’architetto incaricato dell’opera fu Luca Beltrami. Il museo contiene opere di pittori come Giotto, Leonardo, Raffaello e Caravaggio.
Collezione d’arte religiosa moderna: raccoglie opere di artisti come Francis Bacon, Carlo Carrà, Marc Chagall, Salvador Dalí, Giorgio de Chirico, Felice Mina, Paul Gauguin, Wassily Kandinsky, Henri Matisse e Vincent van Gogh
Museo Pio-Clementino: papa Clemente XIV fondò il museo vaticano Pio-Clementino nel 1771, e originariamente fu adibito alla raccolta di opere antiche e rinascimentali. Il museo e la sua collezione furono ampliati dal successore papa Pio VI. Oggi il museo ospita antiche sculture greche e romane.

Musei Vaticani

Musei Vaticani

Museo missionario-etnologico: venne fondato da Pio XI nel 1926, accoglie opere, in prevalenza di carattere religioso, provenienti da tutte le parti del mondo; è composto soprattutto da doni fatti al Papa.
Museo gregoriano egizio: fondato da papa Gregorio XVI, il museo ospita una vasta collezione di reperti dell’antico Egitto. Il materiale esposto comprende papiri, mummie, il famoso Libro dei morti e la Collezione Grassi.
Museo gregoriano etrusco: fondato da papa Gregorio XVI nel 1836, questo museo dispone di otto gallerie ed ospita importanti reperti di epoca etrusca, provenienti dagli scavi archeologici. Tra questi vasi, sarcofagi, bronzi e la nota Collezione Guglielmi.
Museo Pio Cristiano.

Musei Vaticani

Musei Vaticani

Museo Gregoriano Profano.
il Padiglione delle Carrozze, che conserva alcuni dei veicoli con i quali si spostavano i papi nel passato, fa parte del Museo Storico Vaticano, la cui sede principale si trova nel Palazzo del Laterano.
Museo Filatelico e Numismatico.
Musei della biblioteca Apostolica Vaticana.
Museo Chiaramonti: prende il nome da papa Pio VII Chiaramonti, che lo fondò agli inizi del XIX secolo. È composto da un’ampia galleria ad archi ai lati della quale sono esposte numerose sculture, sarcofagi e fregi. La nuova ala, il Braccio Nuovo, costruita da Raphael Stern, ospita celebri statue come l’Augusto di Prima Porta. Un’altra parte del museo Chiaramonti è la Galeria lapidaria, che contiene più di 3.000 tavolette ed iscrizioni di pietra, rappresentando la più grande collezione del mondo di questo tipo di manufatti. Tuttavia viene aperta ai visitatori solo su richiesta, generalmente per motivi di studio;

Musei Vaticani

Musei Vaticani

Palazzi Vaticani.
le gallerie :
Galleria Lapidaria;
la galleria detta Braccio Nuovo;
Galleria dei Candelabri;
Galleria degli Arazzi
Galleria delle carte geografiche
le cappelle :
Cappella Sistina
Cappella Niccolina
Cappella di Urbano VIII
le stanze o sale :
Sala della biga
Appartamento di san Pio V
Sala Sobieski
Sala dell’Immacolata
Stanze di Raffaello
Loggia di Raffaello
Sala dei Chiaroscuri
Appartamento Borgia

Musei Vaticani e Sa Pietro

Musei Vaticani e San Pietro

Palazzo del Quirinale

È la residenza ufficiale del presidente della Repubblica Italiana ed uno dei simboli dello Stato italiano.
Costruito a partire dal 1583, è uno dei più importanti palazzi della capitale sia dal punto di vista artistico sia dal punto di vista politico: alla sua costruzione e decorazione lavorarono insigni maestri dell’arte italiana come Pietro da Cortona, Domenico Fontana, Alessandro Specchi, Ferdinando Fuga, Carlo Maderno, Giovanni Paolo Pannini e Guido Reni. Attualmente, ospita anche un ampio frammento d’affresco di Melozzo da Forlì.

Palazzo del Quirinale

Palazzo del Quirinale

Il Palazzo si impose, soprattutto a partire dal pontificato di Paolo V Borghese, quale residenza stabile dei papi, per quanto una vulgata creata ad arte lo propose con fortuna solo quale residenza estiva del romano pontefice. Dal colle del Quirinale i papi erano in più agevole contatto con le sedi delle congregazioni pontificie in cui la Curia si era riarticolata negli ultimi decenni del ‘500. Il Quirinale divenne così di fatto la residenza del pontefice nella sua qualità di sovrano, complementare a quella del Vaticano, che costituiva la sede del papa vescovo. Residenza complementare e non alternativa: è per questo che il complesso vaticano si sviluppò nel corso del 600, anche se i pontefici vi risiedettero, come mostrano le fonti, saltuariamente.

Palazzo del Quirinale

Palazzo del Quirinale

Per contro, il Quirinale si sviluppò quale palazzo del tutto secolare, quasi senza simboli religiosi visibili e soprattutto privo di una chiesa aperta al pubblico. Interessato da un progetto che lo voleva residenza napoleonica nel tempo dell’occupazione francese della città del papa, ma Napoleone non vi fece mai ingresso, dopo il 1870 divenne palazzo reale dei Savoia. Con la proclamazione della Repubblica, avvenuta dopo il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, l’edificio divenne definitivamente la sede del capo dello Stato repubblicano. L’attuale “inquilino” del Quirinale è Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica Italiana dal 15 maggio 2006, rieletto il 20 aprile 2013. Il palazzo del Quirinale si estende su una superficie di 110.500 m² ed è il 6° palazzo più grande del mondo in termini di superficie, nonché la più estesa residenza di un capo di Stato.

Palazzo del Quirinale

Palazzo del Quirinale

I primi due presidenti della Repubblica Italiana Enrico De Nicola e Luigi Einaudi non vissero al Quirinale. Giovanni Gronchi fu il primo presidente che visse nel palazzo seguito da Antonio Segni, Giuseppe Saragat e Giovanni Leone tutti con le rispettive famiglie. Alessandro Pertini e Francesco Cossiga invece utilizzarono il Quirinale come ufficio ma non vi pernottarono mai. Scalfaro, a metà del suo mandato, vi si trasferì come pure vi si trasferirono con le rispettive famiglie i suoi due successori, Ciampi e Napolitano. Gli interventi avvenuti nel Quirinale negli ultimi decenni si sono ovviamente limitati al recupero e alla conservazione dell’immenso patrimonio artistico del palazzo. In particolare, degni di nota sono stati i restauri, avvenuti durante le presidenze Ciampi e Napolitano, che hanno interessato l’ala che dà su piazza del Quirinale e che hanno visto riaffiorare le decorazioni secentesche deturpate dagli interventi dei primi anni del XIX secolo, opera degli architetti napoleonici. L’intervento più appariscente, però, è stato il restauro delle facciate, che ha riportato il palazzo all’originale colore travertino, in sostituzione dell’ocra di epoca sabauda. L’originalità del colore travertino fu attestata attraverso lo studio dei quadri dei grandi vedutisti del XVIII secolo , nonché con indagini scientifiche dei successivi strati di intonaco.

Palazzo del Quirinale

Palazzo del Quirinale

Il palazzo è composto dal corpo centrale, che si sviluppa attorno al maestoso cortile d’onore, con le più belle sale del complesso che fungono da ambienti di rappresentanza della Presidenza della Repubblica, mentre gli uffici e gli appartamenti del capo dello Stato sono ospitati negli edifici al fondo della cosiddetta Manica Lunga, sul lato lungo via del Quirinale, all’inizio della quale si trovano gli sfarzosi appartamenti imperiali, che vennero appositamente sistemati, decorati e ammobiliati per due visite del Kaiser Guglielmo II (nel 1888 e nel 1893) e che oggi ospitano i monarchi o i capi di Stato stranieri in visita al Presidente della Repubblica. Il palazzo, nella sua totalità, ha 1200 stanze.

Palazzo del Quirinale

Palazzo del Quirinale

Gli ambienti del palazzo ospitati nel corpo centrale sono:

il cortile d’Onore
lo scalone d’Onore
il salone dei Corazzieri
la cappella Paolina
la sala delle Stagioni
la prima sala di Rappresentanza
la sala delle Virtù
la sala del Diluvio
la sala delle Logge
la sala dei Bussolanti
la sala del Balcone
il salottino San Giovanni
la sala Gialla
la sala di Augusto
la sala degli Ambasciatori
la sala di Ercole
la sala degli Scrigni
la scala del Mascarino
la loggia d’Onore
la sala del Bronzino
la sala di Druso
la passaggetto di Urbano VIII
lo studio del Presidente
la sala degli Arazzi di Lille
il salottino Napoleonico
la biblioteca del Piffetti
la sala della Musica
la sala della Pace
la sala della Vittoria
la sala delle Dame
la sala delle Api
il salottino Don Chisciotte
la sala dello Zodiaco
la sala delle Fabbriche di Paolo V
la sala degli Arazzi
la cappella dell’Annunziata
la sala degli Specchi
il salone delle Feste
l’anticamera del salone delle Feste
la galleria dei Busti
le Sale Rosse e la Loggia

Quirinale6

Nel palazzo del Quirinale si trovano diverse collezioni artistiche  che comprendono arazzi, dipinti, statue, carrozze, orologi, mobili, porcellane, molti dei quali arrivati fin qui da altre residenze italiane, soprattutto quelle delle corti pre-unitarie come nel caso del mobilio appartenente al Palazzo Ducale di Colorno; presente anche un’incredibile collezione di lampadari di vetro di Murano e di cristallo.

Giardini del Quirinale

Giardini del Quirinale

Giardini del Quirinale

Giardini del Quirinale

I giardini del Quirinale, famosi per la loro posizione privilegiata che li costituiscono quasi come “isola” sopraelevata su Roma, furono nel corso dei secoli modificati a seconda dei gusti e delle necessità della corte papale. L’attuale sistemazione integra il giardino “formale” seicentesco prospiciente il nucleo originale del palazzo con il giardino “romantico” della seconda metà del Settecento, conservando di quell’epoca l’elegante Coffee House edificata da Ferdinando Fuga come sala di ricevimento di Benedetto XIV Lambertini, decorata dalle splendide pitture di Girolamo Pompeo Batoni e Giovanni Paolo Pannini. All’interno dei giardini del Quirinale si trova il famoso organo idraulico costruito fra il 1997 e il 1999 da Barthélemy Formentelli in base alle caratteristiche del precedente organo ottocentesco. L’organo è alimentato da una cascata con un salto di 18 metri ed è a trasmissione integralmente meccanica, con un’unica tastiera di 41 note con prima ottava scavezza, senza pedaliera.
Complessivamente, i giardini del Quirinale misurano ben 4 ettari (40.000 m²). Sotto i giardini, attraverso una botola è possibile raggiungere gli scavi archeologici che hanno rinvenuto quanto resta dell’originario tempio al dio Quirino e alcune insulae di età imperiale.

Giardini del Quirinale

Giardini del Quirinale

Giardini del Quirinale

Giardini del Quirinale

Le scuderie.

Il palazzo delle Scuderie al Quirinale fu costruito tra il 1722 e il 1732, e si trova di fronte alla residenza presidenziale, affacciato su piazza del Quirinale. Il primo progetto si deve ad Alessandro Specchi, che su commissione di papa Innocenzo XIII, disegnò un edificio destinato a sostituire quello precedente di Carlo Fontana dell’inizio del XVIII secolo. Morto Innocenzo XIII, il nuovo papa Clemente XII, nel 1730, affidò a Ferdinando Fuga il compito di completare l’opera.
L’edificio ha mantenuto la sua funzione originaria di scuderia fino al 1938, anno in cui venne adattato ad autorimessa. Tra il 1997 e il 1999 venne completamente restaurato su progetto dell’architetto friulano Gae Aulenti. Destinato ad importante spazio espositivo (circa 1500 m²), fu inaugurato dal Presidente Ciampi e concesso al Comune di Roma. Attualmente ospita grandi mostre di richiamo internazionale ed è una delle sedi per mostre d’arte temporanee di Roma più visitata insieme al Vittoriano.

Scuderie del Quirinale

Scuderie del Quirinale

Archivio Storico

Istituito sotto la presidenza Scalfaro nel 1996, dal 2009 è ospitato presso il Palazzo Sant’Andrea, così chiamato perché vicino alla Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, già noviziato della Compagnia di Gesù, poi divenuto durante il Regno d’Italia sede del Ministero della Real Casa. Sotto l’edificio, nel 1888, fu rinvenuto un importante reperto archeologico, la cosiddetta Ara dell’incendio neroniano. Il patrimonio dell’archivio è liberamente consultabile, salvo per i documenti riservati relativi alla politica interna ed estera dello Stato, che diventano liberamente consultabili solo 50 anni dopo la loro data, e di quelli che contengono dati sensibili, che diventano pubblici e consultabili 40 anni dopo la loro data. Tra i documenti storicamente più importanti vi è la copia originale della Costituzione sulla quale giurano il Presidente del Consiglio dei ministri, i Ministri e i Giudici costituzionali all’inizio del loro mandato e il carteggio originale tra il Presidente Einaudi e Arturo Toscanini, nel quale si può leggere il rifiuto del celebre direttore d’orchestra alla nomina di senatore a vita.

Galleria Borghese

Nel 2013 è stato il nono sito statale italiano più visitato, con 498.477 visitatori e un introito lordo di 3.193708,50 euro. La galleria Borghese si trova, all’interno della villa Borghese Pinciana a Roma in Italia. Il museo espone opere di Gian Lorenzo Bernini, Agnolo Bronzino, Antonio Canova, Caravaggio, Raffaello, Pieter Paul Rubens, Tiziano. Si può considerare unica al mondo per quel che riguarda il numero e l’importanza delle sculture del Bernini e delle tele del Caravaggio.
Fu costituita nel 1902 a seguito dell’acquisizione da parte dello Stato italiano delle raccolte facenti parte del Fidecommisso Borghese. Primo direttore della galleria Borghese fu Giovanni Piancastelli (1845-1926) a cui succedette nel 1906 Giulio Cantalamessa, già direttore delle gallerie dell’Accademia di Venezia.

Galleria Borghese

Galleria Borghese

Lista in ordine alfabetico, per nome dell’autore, delle principali opere esposte in galleria.

Bacchiacca

Giuseppe venduto dai fratelli
Arresto dei fratelli di Giuseppe
Ricerca della coppa rubata
Ritrovamento della coppa rubata nel sacco di Beniamino

Bachiacchia

Bachiacchia

Bernini

Capra Amaltea
Enea, Anchise e Ascanio
Ratto di Proserpina
David
Apollo e Dafne
Busti di Scipione Borghese
La Verità
Busto di Paolo V

Apollo e Dafne Bernini

Apollo e Dafne Bernini

Canova

Paolina Borghese come Venere vincitrice

Caravaggio

Fanciullo con canestro di frutta, 1593–1594
Bacchino malato, 1593–1594
Madonna dei Palafrenieri, 1605–1606
David con la testa di Golia, 1609–1610
San Girolamo scrivente, 1605–1606
Ritratto di Papa Paolo V, 1605-1606

Caravaggio

Caravaggio

Cesare da Sesto

Leda col cigno, copia da Leonardo da Vinci, 1515-1520 circa

Correggio

Danae, 1531 circa

Correggio

Correggio

Dosso Dossi

Melissa, 1522-1524 circa

Giorgione

Cantore appassionato, 1508-1510 circa
Suonatore di flauto, 1508-1510 circa

Lorenzo Lotto

Madonna col Bambino tra i santi Flaviano e Onofrio, 1506
Ritratto di gentiluomo, 1535 circa

Parmigianino

Ritratto del Pianerlotto, 1531 circa

Raffaello

Ritratto virile, 1503-1504
Ritratto di dama con liocorno, 1506 circa
Deposizione Borghese, 1507

Raffaello

Raffaello

Pieter Paul Rubens

Deposizione nel sepolcro, 1601
Susanna e i vecchioni, 1607

Savoldo

Tobiolo e l’angelo, 1527 circa

Tiziano

Amor Sacro e Amor Profano, 1513

Tiziano

Tiziano

Dal 2006, la galleria Borghese ha dato avvio ad un grande progetto denominato “Dieci Grandi Mostre”. All’interno del Museo, infatti, sono conservate opere somme dei maggiori artisti del Cinquecento e Seicento; per citarne solo alcune, la Deposizione di Raffaello, la Paolina Bonaparte di Canova, la Danae di Correggio, la Madonna dei Palafrenieri di Caravaggio, Venere e Amore di Cranach, l’Amor Sacro e Amor Profano di Tiziano, Apollo e Dafne di Bernini, la Caccia di Diana di Domenichino.

Gran parte di queste opere è inamovibile dalla propria sede. Sono infatti troppo delicate, troppo grandi o su supporto troppo fragile per spostarsi; è perciò impossibile il trasferimento a quelle mostre temporanee che in giro per il mondo vogliono approfondire l’attività pittorica di questi artisti. L’obiettivo è quindi quello di colmare questa lacuna con un progetto programmatico di dieci grandi mostre monografiche in dieci anni. Il ciclo di mostre infatti vuole approfondire la conoscenza che studiosi e grande pubblico hanno di autori, anche molto noti, accostando per la prima volta ai capolavori della collezione Borghese prestigiosi prestiti dalle maggiori istituzioni museali del mondo.

 

Museo Nazionale Romano

Il Museo nazionale romano è un museo archeologico di Roma che ospita collezioni riguardanti la storia e la cultura della città in epoca antica. È stato interamente riorganizzato sotto l’egida della Soprintendenza dei Beni Archeologici della città di Roma.

Museo Nazionale Romano

Museo Nazionale Romano

Il museo venne istituito nel 1889, per raccogliere le antichità della città datate tra il V secolo a.C. e il III secolo d.C. Vi confluirono le collezioni archeologiche romane del Museo Kircheriano e i numerosi reperti che si andavano scoprendo nella città in seguito alle trasformazioni urbanistiche determinate dal nuovo ruolo di capitale del Regno di Italia, in un primo momento destinati ad essere esposti in un “Museo Tiberino”, mai realizzato. Nel 1901 venne acquistata dallo Stato la villa Ludovisi e l’importante collezione di sculture antiche fu trasferita al museo. La sede fu stabilita negli ambienti del convento costruito a partire dal Cinquecento nelle terme di Diocleziano. Il risanamento degli antichi ambienti termali fu avviato in occasione dell’Esposizione internazionale del 1911 e l’allestimento fu completato negli anni 1930.

Museo Nazionale Romano

Museo Nazionale Romano

Negli anni 1990 fu avviata una radicale trasformazione, che ha suddiviso le opere tra quattro diverse sedi espositive. Il palazzo fu ricostruito tra il 1883 e il 1886 dall’architetto Camillo Castrucci sulla villa Montalto-Peretti come sede per il collegio per i Gesuiti. Dopo varie vicende fu infine acquistato dallo Stato nel 1981 e restaurato. La sede museale è stata inaugurata nel 1995 e completata nel 1998. Ospita la “sezione di arte anticae la “sezione di numismatica e oreficeria”.

 

 

Palazzo Massimo-sarcofago di Portonaccio

Palazzo Massimo-sarcofago di Portonaccio

 

MAXXI

Il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo è un museo di arte contemporanea, è stato progettato dall’architetto Zaha Hadid ed è gestito dall’omonima fondazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, presieduta da Giovanna Melandri. Il museo è stato pensato come un luogo pluridisciplinare destinato alla sperimentazione e all’innovazione nel campo delle arti e dell’architettura. Nel MAXXI risiedono due istituzioni museali, il MAXXI arte e il MAXXI architettura, le cui collezioni permanenti sono incrementate sia attraverso l’acquisizione diretta di opere che tramite progetti di committenza, concorsi tematici, premi rivolti alle giovani generazioni, donazioni, affidamenti.

Maxxi

Maxxi

Oltre ai due musei il MAXXI ospita un auditorium, una biblioteca e una mediateca specializzate, una libreria, una caffetteria e un bar/ristorante, gallerie per esposizioni temporanee, performance ed iniziative formative.

La sede del MAXXI è stata progettata dall’architetto Zaha Hadid e si trova nel quartiere Flaminio di Roma. Il complesso architettonico, con i suoi 27 000 m² circa, costituisce un nuovo spazio urbano articolato e “permeabile” al passaggio. Un percorso pedonale esterno segue la sagoma dell’edificio e si apre in una grande piazza che, ripristinando un collegamento urbano interrotto per quasi un secolo dal precedente impianto militare, offre ai visitatori un luogo di sosta. All’interno una grande hall a tutta altezza conduce ai servizi di accoglienza, alla caffetteria ed alla libreria, all’auditorium e alle gallerie destinate a ospitare a rotazione le collezioni permanenti dei due musei, le mostre e gli eventi culturali.

Maxxi

Maxxi

Il MAXXI architettura è il primo museo nazionale di architettura presente in Italia. Il suo interesse è centrato tanto sull’architettura “d’autore” quanto su quella cosiddetta “anonima”. Nel museo convivono due anime distinte, quella che procede verso la storicizzazione dell’architettura del XX secolo e quella contemporanea che vuole rispondere agli interrogativi del presente, interpretando le aspettative della società attuale. museo storico e museo contemporaneo, pur possedendo caratteri e prospettive di sviluppo decisamente distinte, determinano una dimensione multipla e trasversale. Il MAXXI architettura si pone come interlocutore delle altre istituzioni culturali italiane del, nel campo della formazione secondaria e universitaria e della rete dei centri e archivi di architettura. A livello internazionale, il MAXXI architettura aderisce e condivide gli obiettivi dell’ICAM, la Confederazione internazionale dei musei d’architettura.

Maxxi

Maxxi

Il MAXXI arte comprende e comprenderà l’attualità artistica in forma multidisciplinare e multimediale senza distinzione tra fenomeni italiani e stranieri, sollecitando un reale confronto tra le diverse linee di ricerca. Mostre e attività rivolte al pubblico si alternano tra una programmazione più sperimentale, come oggetto di analisi, a presentazioni di artisti già affermati, anche in ambito internazionale. La programmazione delle varie attività riflette la crescita patrimoniale del museo, e vuole dare voce ai differenti linguaggi della contemporaneità. La vocazione del museo, non solo come luogo di sperimentazione ma anche di produzione e distribuzione, permette una continua riflessione sul suo ruolo e un adeguamento secondo le necessità via via individuate.

Maxxi

Maxxi

 

Roma e l’Italia in generale ha una quantità di musei incredibilmente alta, purtroppo per mantenere aperte un numero così grande di Musei sono necessarie tantissime risorse che il nostro paese alla situazione attuale non dispone. Contribuisci anche tu a tenere aperti i nostri magnifici Musei. Se chiuderanno non avremo più altre possibilità. Visitate quanti più musei ne uscirete arricchiti e permetterete che questo patrimonio continui ad essere di tutti quanti. Fate anche voi il possibile per regalare a chi verà dopo di noi la possibilità di godere delle meraviglie artistiche di Roma. Independence Square si impegna a promuovere le visite de i migliori musei di Roma.

 

Roma e i suoi parchi

Villa Borghese

Villa Borghese

Roma città ricca e con un grande cuore verde, così si presenta, sulla cartina, grazie al parco più famoso della capitale: i Giardini di Villa Borgese. Nonostante il parco si collochi solo al terzo posto per estensione, dopo Villa Doria Pamphili e Villa Ada, Villa Borghese è sicuramente il più vivo e amato parco di Roma. La villa dai molteplici volti, riesce ad offrire attrazioni e divertimenti di vario tipo; è apprezzata da chi ama passeggiare e correre all’aria aperta, dalle famiglie che si raccolgono sui prati attorno a colorati picnic, dagli estimatori d’arte che godono della presenza di numerosi musei, dalla grande galleria d’arte moderna al singolare museo etrusco e alla collezione del Museo Carlo Bilotti fino al fiore all’occhiello della villa rappresentato dal Museo e Galleria Borghese all’interno della quale è possibile visitate una tra le più importanti pinacoteche di Roma e le meravigliose sculture del Bernini.

Villa Borghese

Villa Borghese

All’interno del parco un vasto giardino zoologico, il Bioparco, ospita animali di ogni genere attirando ogni anno migliaia di visitatori, e un teatro in stile vittoriano, il Globe Theatre, praticamente identico a quello londinese, offre in estate una stagione teatrale ricca di nota. Ma la grande oasi verde non ha ancora esaurito le sue attrazioni, i bambini si possono divertire nella ludoteca a loro dedicata Casina Raffaello, gli amanti del cinema hanno uno spazio creato appositamente per loro, la Casa del Cinema ed per finire ogni primavera all’interno del galoppatoio si svolge il concorso ippico di Piazza di Siena con l’atteso rituale del Carosello dei Carabinieri.

Casina Raffaello Villa Borghese

Casina Raffaello Villa Borghese

Casa del cinema Villa Borghese

Casa del cinema Villa Borghese

Villa Borghese

Villa Borghese

Galleria Borghese

Galleria Borghese

Villa Doria Pamphilj

Con i suoi 184 ettari di estensione, è uno dei parchi più ampi e importanti della città di Roma. Trae origine dalla tenuta di campagna di una famiglia nobile romana. È, inoltre, sede di rappresentanza ufficiale del governo italiano. Si trova ad ovest del centro storico, nell’area amministrativa del Municipio Roma XII. Nelle vicinanze si trovano il rione di Trastevere, la Città del Vaticano e la Villa Farnesina. È delimitato a nord dalla via Aurelia antica ed è attraversato al centro da via Leone XIII. Progettata dallo scultore Alessandro Algardi e dal pittore Giovanni Francesco Grimaldi agli inizi del Seicento, è una delle ville meglio conservate della città. Nel 1960 venne divisa in due parti distinte per l’apertura della via Olimpica, in occasione dei Giochi della XVII Olimpiade.

Parco di Villa Doria Panphilj

Parco di Villa Doria Panphilj

Parco di Villa Doria Panphilj

Parco di Villa Doria Panphilj

Attualmente villa Pamphilj è ripartita in tre aree: il palazzo e i giardini, la pineta, e la tenuta agricola. Quello che all’epoca era solo un modesto appezzamento agricolo fuori dalle Mura aureliane, la cosiddetta Villa vecchia, venne acquistata dal nobile Panfilo Pamphilj il 23 ottobre del 1630. Tra il 1644 e il 1652, mentre la famiglia Pamphilj otteneva prestigio grazie al pontificato di Innocenzo X, fu affidata la progettazione della Villa nuova allo scultore Algardi e al pittore Grimaldi, con la collaborazione del botanico Tobia Aldini per quanto riguardava i giardini. Nel 1849 la villa fu teatro di una delle più cruente battaglie per la difesa della “Repubblica Romana”: le truppe francesi della Seconda Repubblica il 2 giugno occuparono villa Corsini, allora alla periferia ovest di Roma, il 3 giugno 1849 le truppe garibaldine tentarono invano di riconquistarla, durante uno degli assalti morì il colonnello Angelo Masina e fu ferito a morte Goffredo Mameli. Nel 1856 la villa fu unita alla confinante villa Corsini e tutto il complesso venne trasformato in una grande azienda agricola. Iniziati i primi espropri da parte del Comune di Roma nel 1939, il nucleo originario della villa fu acquistato dalla Stato Italiano nel 1957. Oltre 168 ettari furono acquisiti dalla municipalità romana; la parte occidentale nel 1965, la restante nel 1971, con apertura al pubblico nel 1972. Rimane proprietà della famiglia Doria-Pamphilj la cappella funeraria opera di Odoardo Collamarini.

Parco di Villa Doria Panphilj

Parco di Villa Doria Panphilj

Parco di Villa Doria Panphilj

Parco di Villa Doria Panphilj

Villa Ada

E’ il secondo più grande parco pubblico di Roma dopo Villa Doria Pamphilj. È collocato nella zona settentrionale della città, sulla via Salaria. La storia della villa comincia nel XVII secolo, come sede del Collegio Irlandese, cioè come tenuta agricola, piuttosto che villa urbana.

Villa Ada

Villa Ada

Pervenuta in proprietà dei principi Pallavicini, fu riorganizzata alla fine del ‘700 come “giardino di paesaggio”, creandovi percorsi geometrici e piccole costruzioni (come il Tempio di Flora, il Belvedere, il Cafehaus), ai quali il terreno dislivellato forniva sfondi e panorami già romantici. Fu acquistata dai Savoia nel 1872: Vittorio Emanuele II ne amava il vasto parco, acquistò altri terreni per ingrandire la tenuta fino ai 180 ettari attuali e vi fece realizzare lavori per migliorarne la funzionalità, e costruzioni di utilità, come scuderie. Umberto I invece non amava vivere in campagna, e preferiva il Quirinale. La villa fu così venduta, a prezzo di favore, all’amministratore dei beni della famiglia reale il conte Telfener, che la intitolò alla moglie Ada. Vittorio Emanuele III la riacquistò nel 1904 e la villa ridiventò residenza reale fino al 1946.

Villa Ada

Villa Ada

Nel frattempo Mussolini decise di costruire nella zona accanto alla villa un bunker anti bombardamento per la famiglia Savoia. Dopo il bombardamento di San Lorenzo, il re convocò a Villa Ada Mussolini, che venne arrestato il 25 luglio 1943, e portato via in un’autoambulanza. Alla caduta della monarchia la villa fu oggetto di un lungo contenzioso, a conclusione del quale una parte rimase proprietà privata dei Savoia ed è stata poi variamente alienata, mentre la parte verso via Salaria fu acquisita al pubblico demanio nel 1957. L’area pubblica è stata nel tempo variamente rimaneggiata e attrezzata e arborata. La Villa fu poi donata da Umberto all’Egitto, in cambio dell’ospitalità ricevuta durante l’esilio; attualmente ospita la sede dell’Ambasciata e del Consolato della Repubblica Araba d’Egitto.

Villa Ada

Villa Ada

Attorno alla villa Savoia, allo scoppio della seconda guerra mondiale, la famiglia utilizzava come rifugio antiaereo le cantine della villa, facilmente accessibili mediante botole e anche arredati a mo’ di salottino. Tra il 1941 e il 1942, assieme ad un segnale da parte di Mussolini e all’aggravarsi della situazione, si decise di realizzare un nuovo bunker scavato nel banco tufaceo, molto più resistente e più confortevole, nonostante una distanza leggermente maggiore. L’ingresso principale si trova nei pressi della prima scuderia, e si accede superando un grande arco di mattoni rossi pieni. Al suo interno potevano essere anche ospitate delle vetture. Negli anni, la struttura venne totalmente abbandonata, e divenne un rifugio per i senzatetto e luogo senza regole, tanto che quasi tutte le pareti interne sono state vandalizzate da graffiti. Negli anni 2000, il bunker risulta in buone condizione strutturali, nonostante il generale degrado degli interni da parte di vandali, tali da incoraggiare alcune ipotesi di un recupero, per poter divulgare la storia di questa struttura difensiva mediante apposite visite guidate.

Villa Ada

Villa Ada

Il territorio è alberato all’80%, mentre il restante 20% è a vegetazione erbacea (prati, arbusti). La flora è estremamente varia, ed è prevalentemente di origine antropica, l’essenza prevalente è il pino domestico specie indigena che caratterizza in generale il paesaggio di Roma. Sono presenti molte essenze autoctone come lecci, allori, olivi, olmi, aceri, pioppi, svariati esemplari di Larix decidua pendula[senza fonte], e molte varietà di quercia, ma anche molte specie non autoctone, come alberi tropicali e palme, inserite a scopo ornamentale. Nella villa si trovano inoltre grandi individui arborei, posizionati in modo da costituire punti focali del paesaggio. All’interno della villa è presente anche una rarissima metasequoia, una conifera acquatica importata dal Tibet nel 1940. Nella villa è famoso anche l’originale “pratone” di Villa Ada e il suo gemello più intimo “contropratone”, meta degli hippie da oltre vent’anni. Lo spirito della villa è andato un po’ sfumando negli ultimi anni ma la sua eco si fa ancora sentire.

Villa Ada

Villa Ada

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Fontane Romane

L’acqua é voce viva e questo i romani lo sapevano bene, a tal punto che fecero sforzi prodigiosi per portarla copiosa all’interno della città. Gli acquedotti ancora oggi adempio alle loro funzioni come 2000 anni fa e testimoniano l’amore dei romani per l’elemento principe, esempio di altissima civiltà che le altre città del mondo conoscono solo dopo qualche secolo. Le fontane della città sono simbolo di orgoglio, di sentimento e di elevata architettura per il prezioso elemento che rende unica, anche per questo, Roma nel mondo.

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Fontana di Trevi

Fontana di Trevi

Tra le fontane più note, la fontana di Trevi, certamente tra le più scenografiche. Costituisce la mostra dell’Acqua Vergine, proveniente dalle sorgenti di Salone, all’ottavo miglio della via Collatina. Marco Vipsanio Agrippa condusse a Roma l’acquedotto nel 19 a.C., per alimentare le Terme da lui costruite nella zona subito a nord del largo Argentina, tra corso Vittorio Emanuele II e piazza di S. Chiara. Leggendaria l’origine del nome Vergine che, secondo Frontino, sarebbe stato dato dallo stesso Agrippa in ricordo di una fanciulla (in latino virgo) che indicò il luogo delle sorgenti ai soldati che ne andavano in cerca. Forse l’origine del nome potrebbe derivare dalla purezza e dalla leggerezza delle acque prive di calcare. In quella che sarà poi l’odierna piazza di Trevi, Agrippa alzò una mostra consistente in un alto muraglione, cui erano addossate tre vasche di raccolta. La fontana restò così fino al 1453, allorché Niccolò V, dopo opportuni lavori di riallacciamento dell’acqua alle sorgenti di Salone, diede incarico a Leon Battista Alberti di restaurare la fonte: in questa occasione furono tolte le tre vasche e sostituite con un unico vascone. La fontana iniziò a chiamarsi “di Trejo” perché situata nella località detta “dello Trejo”, in riferimento al Trivio (cioè l’incrocio di tre vie) che corrispondeva all’attuale piazza dei Crociferi: il passo da “Trejo” a “Trevi” fu breve.

Ma la fontana iniziò a prender corpo con Urbano VIII, il quale, volendone fare una grandiosa, incaricò del progetto il Bernini. Questi presentò diversi progetti, tutti costosissimi, a causa dei quali papa Barberini aumentò talmente le tasse sul vino che Pasquino si mise a parlare: “Per ricrear con l’acqua ogni romano di tasse aggravò il vino papa Urbano”. Ma papa Urbano VIII fece di peggio: dette al Bernini un permesso scritto per demolire “…un monumento antico, di forma rotonda, di circonferenza grandissima e di bellissimo marmo presso S.Sebastiano, detto Capo di Bove…”, vale a dire la tomba di Cecilia Metella. Ma stavolta i romani fecero il muso duro e Bernini si dovette accontentare di quel che aveva già smantellato, e non era poco. Urbano VIII e Bernini morirono senza che la fontana fosse stata ultimata: in quel periodo era soltanto un grosso lavatore con un vascone dinanzi e niente più. Quasi un secolo dopo, papa Clemente XII (1730-1740) decise di sostituirla con una fontana monumentale e, a tale scopo, invitò i migliori artisti dell’epoca a presentargli i progetti. Tra tutti i bozzetti inviati, fu scelto quello del romano Nicola Salvi, di evidente ispirazione berniniana. L’artista si mise al lavoro nel 1733, ma, ad opera quasi ultimata, morì prematuramente: il successore, Giuseppe Pannini, terminò la mostra. Clemente XIII inaugurò la fontana nel 1762, così come la vediamo oggi.

La grande fontana copre tutto il lato minore di palazzo Poli per una larghezza di 20 metri su 26 di altezza. Il prospetto ha nel mezzo un arco trionfale formato da un ordine di quattro colonne corinzie sormontate da un grandioso attico, a sua volta sovrastato dallo stemma di Clemente XII. Lo stemma, scolpito in marmo, è coronato da una balaustra con quattro statue che simboleggiano le quattro stagioni. Nel fronte dell’architrave è l’iscrizione: “CLEMENS XII PONT. MAX.  AQUAM VIRGINEM  COPIA ET SALUBRITATE COMMENDATAM    CULTU MAGNIFICO ORNAVIT   ANNO DOMINI MDCCXXXV PONT. VI”. Al centro di una base rocciosa ricca di scogli e di figure dello scultore Maini, si erge imponente la statua di “Oceano” sopra un carro a conchiglione trainato da due cavalli marini, guidati da altrettanti tritoni. I cavalli, uno placido e l’altro agitato, simboleggiano i due aspetti del mare. Le due statue nelle nicchie laterali raffigurano “Abbondanza” a sinistra e “Salubrità” a destra, mentre i bassorilievi sovrastanti ricordano uno la leggenda di Agrippa che approva il progetto dell’acquedotto e l’altro la vergine romana che indica ai soldati assetati le sorgenti dell’acqua. Lungo il piano stradale vi è la grande vasca a bordi rialzati simboleggiante il mare.

Fontana di Trevi

Fontana di Trevi

Diverse le leggende e gli aneddoti legati alla fontana di Trevi: il più conosciuto è la credenza che, gettando un soldino nella fontana, rigorosamente di spalle, si ritorni a Roma. Più romantico l’uso di far bere l’acqua della fontana al fidanzato che parte per il servizio militare o per lavoro e spezzare poi il bicchiere, in modo che l’uomo non possa più dimenticarsi né di Roma né della fidanzata. Si narra che il grosso vaso posto alla destra della fontana ,per chi guarda e  soprannominato “asso di coppe”, sia stato collocato lì dallo stesso Salvi, affinché un barbiere, che lo disturbava con le sue continue critiche, non potesse più vedere i lavori.

Nella piazza si trova anche una delle più famose “Madonnelle” di Roma, quelle bellissime edicole mariane sparse lungo le strade e che sono una preziosa testimonianza di una tradizionale fede popolare. La loro origine si ricollega alla religione romana antica, dalla quale il Cristianesimo ha tratto spunto: piccoli tempietti o “aediculae” venivano infatti eretti agli incroci delle vie o nei crocicchi di campagna in onore dei Lares Compitales, le divinità che proteggevano i viandanti.

Madonnetta di fontana di Trevi

Madonnetta di fontana di Trevi

Durante il Medioevo, nel Rinascimento e più ancora dopo la Controriforma, le edicole mariane si diffusero in tutti gli angoli della città, tanto che nel più ampio catalogo che di esse fu redatto, quello di Alessandro Rufini della metà dell’Ottocento,  ne erano elencate ben 1421. Questa di piazza di Trevi è posizionata così in basso da non poter passare inosservata. La Vergine dipinta sul muro (scarsamente visibile, in verità, a causa del vetro che la riveste) è circondata da una raggiera di stucco stellata. Due angeli poggianti su un piedistallo sostengono una ghirlanda. È presente anche il baldacchino e il solito lampioncino con eleganti volute in ferro battuto. Proprio perché espressione di arte popolare, l’autore, come per la maggior parte delle “Madonnelle”, è anonimo, probabilmente un umile artigiano: solo raramente sono state eseguite da qualche artista più rinomato.

 

Fontana del Tritone

La Fontana del Tritone é senza dubbio uno dei monumenti più caratteristici di Roma. Simbolo della vecchia e storica capitale, come le classiche immagini che vanno dal Colosseo al Cupolone o da fontana di Trevi a questa del Tritone. Inconfondibile capolavoro del Bernini, in effetti riempie l’occhio nel suo disegno fantasioso ed originale, non privo d’imponenza, con questo suo tritone che soffiando in una grande conchiglia, invece di un suono ne fa uscire un forte zampillo d’acqua.

Fontana del Tritone

Fontana del Tritone

E’ bello tutto l’insieme, dalla conchiglia aperta dove sta seduto il tritone, ai quattro delfini che con le code ne sostengono il peso, per poi arrivare alla vasca dal bel disegno mistilineo, che come in tutte le fontane del Bernini, è molto bassa, per consentire la più ampia visione dell’acqua e di tutto l’insieme. Può essere interessante sapere che il Bernini deve parte del suo capolavoro nientemeno che a Stefano Maderno. Questi infatti, fece per la fontana dell’Aquila in Vaticano, un tritone a cavallo di un delfino e soffiante acqua da una conchiglia che vediamo nel tritone berniniano.  In ogni caso niente toglie alla grande personalità del Bernini, al quale dobbiamo la poesia che sa ispirare da quest’opera.

Fontana di campo dei Fiori

Al mattino, da qualsiasi strada si acceda a Campo dè Fiori si prova una sensazione solare, di freschezza, di dinamismo e di continua mutazione; poco si riesce a distinguere della piazza vera e propria se non l’andirivieni delle persone fra le bancarelle, i colori dei fiori e della frutta, l’odore del pesce. Nel pomeriggio tutto tace. Solo allora si riesce a prestare attenzione ai due elementi architettonici che caratterizzano la piazza e ne diventano finalmente protagonisti: la statua di Giordano Bruno, muta solenne e intabarrata nel lungo mantello e la fontana che mormora in sordina: sono i testimoni di questa piazza, che ebbe tanta importanza nella storia di Roma. Un tempo l’intera piazza mancava di pavimentazione: era infatti un prato di fiori limitato da una quinta di case. Solo nel Rinascimento ebbe la connotazione di piazza destinata a commerci e traffici di varia natura, ma anche luogo di esecuzioni capitali e rogo per eretici di cui la statua rappresenta la più celebre vittima. La statua di Giordano Bruno, il famoso “eretico”, sorge nel punto in cui un tempo si trovava una fontana che Papa Gregorio XIII aveva fatto sostituire da un’altra; una specie di zuppiera con tanto di coperchio che fu poi trasferita in piazza della Chiesa Nuova. Campo dè Fiori si trovò così senza fontana ed il comune pensò, nel 1887, periodo in cui l’amministrazione stava ripristinando e costruendo nuove fontane, di realizzarne una simile alla precedente, ma con una nuova forma, senza più coperchio, e le diede anche una nuova collocazione, decentrandola verso la cancelleria.

Fontana a Campo dei Fiori

Fontana a Campo dei Fiori

La fontana si compone di una vasca quadrilobata poggiante su un piedistallo quadrangolare, irrorata da un copioso getto d’acqua fuoriuscente da uno zampillo centrale; unici elementi di decorazione sono dei maniglioni alternati a formelle decorate in marmo. L’acqua trabocca dai lobi più ampi formando un velo trasparente e andando a riempire la vasca ovale sottostante in granito rosato, ovale e con ampio bordo arrotondato. Un basamento e un gradino sollevano la fontana dal livello stradale. La composizione appare unitaria e composta e non fa rimpiangere la terrina di Papa Boncompagni, piuttosto sgraziata e fuori misura.

Fontana del Nettuno

E’ stata senz’altro la “cenerentola”  rispetto alle altre più fortunate fontane della piazza, soprattutto nei confronti della sorella situata sul lato opposto, che venne abbellita, modificata e restaurata a più riprese. Solo nel 1873 il comune di Roma bandì un concorso a premi di 5000 lire per il miglior progetto di gruppi scultorei e decorativi da destinarsi alla nostra ancora nuda fontana, purchè si restasse in tema, anzi ci si rifacesse a quella opposta. Il concorso per la scultura del corpo centrale venne vinto da Antonio Della Bitta, che eseguì questo nettuno in sintonia con il moro. La vasca, come abbiamo già accennato, è la stessa originale del Della Porta, e la piscina, come l’altra, del Bernini. Vi sono alcuni particolari divertenti riguardo al concorso indetto dal comune, riportati dal D’Onofrio. Questi, dopo una lunga e minuziosa ricerca negli archivi del comune, ha pubblicato testi e singolari documenti d’epoca, che sono stati oggetto d’interesse e di consultazione.

Fontana del Nettuno

Fontana del Nettuno

Fontana del Moro

Fontana del Moro

Ritornando al concorso del 1873 per la fontana del Nettuno, vi erano dieci candidati e una prova d’esame sul tema dato dalla commissione. Ne uscì vittorioso il signor Luigi Maioli, la cui gioia per il miraggio delle 5000 lire in palio e per l’incarico del lavoro, sfumerà presto in quanto la commissione verrà tacciata di parzialità dai restanti delusi concorrenti.

Fontana dei Quattro Fiumi

Collocata sempre in piazza Navona ed è stata ideata e plasmata dallo scultore e pittore Gian Lorenzo Bernini tra il luglio 1648 ed il giugno 1651 su commissione di papa Innocenzo X, in piena epoca barocca, durante il periodo più fecondo di questo artista. Si dice che il Bernini, per ottenere la commissione della realizzazione della fontana da Innocenzo X, regalò un modello in argento dell’opera, alto un metro e mezzo, alla cognata del papa donna Olimpia Maidalchini la quale, particolarmente avida, convinse il pontefice a concedere il lavoro appunto al Bernini che, così facendo, spiazzò la concorrenza del Borromini. L’origine della storia sembra dover risalire all’antico conflitto tra le famiglie di papa Urbano VIII (Barberini) protettore ed estimatore del Bernini, e del successore papa Innocenzo X (Pamphilj), che inizialmente tentò di sbarazzarsi di tutto ciò che in qualche modo era riconducibile al precedente pontefice, Bernini compreso, al quale venne invece affidato, con una certa malizia, il semplice incarico di proseguire il condotto dell’”Acqua Vergine” dal suo punto terminale (la fontana di Trevi) al sito in cui doveva essere eretta la nuova fontana. L’evidente metafora della grazia divina che si effonde sui quattro continenti conosciuti ha poi sicuramente contribuito al favore del pontefice. L’episodio sembra essere stato alla base della proverbiale rivalità tra i due architetti.
Le spese per la realizzazione della fontana furono talmente elevate che, per finanziarle, il papa ricorse ad una tassazione sul pane, con contemporanea riduzione del peso standard della pagnotta. Il fatto scatenò l’odio del popolo di Roma non tanto sul pontefice quanto, piuttosto, sulla cognata, ritenuta responsabile indiretta del sopruso.

Fontana dei Quattro Fiumi

Fontana dei Quattro Fiumi

La fontana sorge al centro della piazza, nel punto in cui fino ad allora si trovava un “beveratore”, una semplice vasca quadrata per l’abbeveraggio dei cavalli. Si compone di una base formata da una grande vasca ellittica, sormontata da un grande gruppo marmoreo, sulla cui sommità si eleva un obelisco egizioimitazione di epoca romana, rinvenuto nel 1647 nel circo di Massenzio sulla via Appia. La sistemazione dell’obelisco sul gruppo scultoreo centrale ribadì la validità di un’innovazione che lo stesso Bernini aveva sperimentato, nel 1643, con la realizzazione della fontana del Tritone, e che era contrario a tutti i canoni architettonici dell’epoca: il monolite non poggiava infatti su un gruppo centrale compatto, ma su una struttura cava, che lasciava cioè un vuoto al centro e sulla quale erano poggiati solo gli spigoli della base dell’obelisco.

Le statue in marmo bianco che compongono la fontana hanno una dimensione maggiore di quella reale. I nudi rappresentano le allegorie dei quattro principali fiumi della Terra, uno per ciascuno dei continenti allora conosciuti, che nell’opera sono rappresentati come dei giganti in marmo che siedono appoggiati sullo scoglio centrale in travertino (opera di Giovan Maria Franchi del 1648): il Nilo (scolpito da Giacomo Antonio Fancelli nel 1650), il Gange (opera del 1651 di Claude Poussin), il Danubio (di Antonio Raggi nel 1650) e il Rio della Plata[4] (di Francesco Baratta, del 1651). Il disegno dei quattro colossi nudi che fungono da allegorie dei fiumi risalgono all’antico. I giganti del Bernini si muovono in gesti pieni di vita e con un’incontenibile esuberanza espressiva. Sull’antico, però, prevale l’invenzione del capriccioso. Così il Danubio indica uno dei due stemmi dei Pamphilj presenti sul monumento come a rappresentare l’autorità religiosa del pontefice sul mondo intero, il Nilo si copre il volto con un panneggio, facendo riferimento all’oscurità delle sue sorgenti, rimaste ignote fino alla fine del XIX secolo, il Rio della Plata, vicino al quale le monete simboleggiano il colore argenteo delle acque, il Gange con un lungo remo che suggerisce la navigabilità del fiume. Lo scultore ricerca uno studio più attento dei movimenti e delle espressioni, che l’artista varia al massimo.

Fontana delle Naiadi

Fontana delle Naiadi

Fontana delle Naiadi

Il 10 settembre 1870, Pio IX inaugurò questa fontana. In origine la struttura era molto più semplice. Di simile all’odierna aveva solo il grande cerchio di zampilli con quello più forte al centro. Solo intorno al 1885, durante i lavori di sistemazione di via Nazionale e di piazza Esedra, si decise di spostare questa fontana nella grande piazza, oggi “della Repubblica”, affidandone il rifacimento ad Alessandro Guerrieri. Questi la ridisegnò completamente, ma volendo rompere con le tradizioni, non tenne conto degli ottimi insegnamenti berniniani. Infatti edificò la grande vasca, di per sè non alta, ma, nei confronti del complicato insieme centrale, non sufficientemente bassa per goderne la vista dal normale livello di osservazione. Per le decorazioni delle ninfe, si aspettò fino al 1901, anno in cui, finite di scolpire da Mario Rutelli, vennero montate ai loro posti. Una volta finiti i lavori, nel gennaio del 1901, lo steccato di legno intorno alla fontana restò a tener lontani gli sguardi dei curiosi romani, ancora per qualche giorno. Ma qualcuno era riuscito lo stesso a scorgere qualcosa, denunciò “l’oscenità” di quelle najadi, tanto che in comune non si riuscì a decidere se fosse giusto o meno dare pubblica visione di queste “impudiche” sculture. Dopo varie baruffe fra liberali (pro) e cattolici (contro), a decidere furono i romani,che incuriositi dallo scandalo si raggrupparono in gran numero intorno alla fontana incriminata. E così finalmente, dopo una mezza sommossa popolare, il giorno 10 febbraio, lo steccato prima scavalcato e schiodato, venne definitivamente abbattuto. I romani non sembrarono certo scandalizzarsi, anzi parvero invece apprezzare l’opera del Rutelli e, come scrissero poi anche i giornali, sembrò che “l’allarme sollevato in Campidoglio fosse una vera e propria esagerazione.

Fontana delle Naiadi

Fontana delle Naiadi

Il gruppo centrale del glauco con l’indomabile delfino stretto fra le braccia, che fa uscire dalla bocca il potente getto d’acqua, venne messo dal Rutelli solo dieci anni più tardi. Infatti in quella “particolare” inaugurazione del 1901, al centro della fontana apparve un discutibile gruppo scultoreo composto da tre tritoni, un delfino ed una piovra. Formavano un tale groviglio, che fu soprannominato dal mordace spirito romanesco “fritto misto”. Forse anche questo contribuì ben presto, a farlo togliere per lasciare il posto al futuro e più degno glauco,che oggi possiamo ammirare con il suo potente delfino perfettamente integrato con tutto l’insieme. Per chi volesse vederlo, il “fritto misto” oggi si trova nei giardini di piazza Vittorio e, dato lo stato pessimo di conservazione in cui versa, pare quasi appartenere, groviglio informe di pietra, a un passato, come quello dei vicini ruderi di una ben più antica e grande fontana: i trofei di Mario.

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La Barcaccia

Una delle piazze più belle e caratteristiche di Roma è senz’altro Piazza di Spagna. Uno spazio irregolare e sublime, famosissimo in tutto il mondo per il suo scenario assolutamente unico, caratterizzato dalla grande scalinata e dalla sua particolarissima fontana della “la barcaccia”. La scalinata venne realizzata sotto Innocenzo XIII Conti e Benedetto XIII Orsini, vale a dire nei tre anni che vanno dal 1723 al 1726, su progetto di Francesco De Sanctis che riprendeva i motivi del porto di Ripetta di venti anni più vecchio. La scalinata completò lo scenario della piazza andando a colmare l’olmata che saliva fino alla chiesa. Prima missionata ai Bernini, padre e figlio, da Papa Urbano VIII Barberini, con l’intento, tra l’altro di ricordare la tremenda alluvione tiberina del 1598 e l’eccezionale fatto che si era ritrovata una barca fino a quel luogo. Pietro Bernini si mise all’opera e aiutato dal figlio Gian Lorenzo  risolse in modo geniale alcuni problemi che gli si erano presentati. Prima di tutto dovette fare i conti con la scarsa pressione dell’acqua. La fontana si sarebbe venuta a trovare troppo vicina al “Bottino” dell’acqua Vergine e sarebbe stata la prima ad essere alimentata; la pressione dell’acqua quindi, non sarebbe stata sufficiente per innalzare gli zampilli e le cascatelle che erano normale coreografia nelle fontane situate a livelli più alti. Sentiva inoltre la necessità di integrare l’opera nell’ambiente che gli si presentava. Aveva bisogno di unire e armonizzare certi spazi. Vi riuscì perfettamente costruendo la vasca a forma di barca (da notare il disegno simmetrico: la prua e la poppa sono identiche) semisommersa dalle acque e leggermente al di sotto del livello del terreno. I simboli araldici del sole e delle api appartengono a Papa Urbano VIII Barberini, committente della fontana.

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Fontana di paizza Farnese

Fontana di Piazza Farnese

Fontana di Piazza Farnese

Le due fontane furono costruite entro il 1626 per volontà della famiglia Farnese sulla piazza antistante la propria residenza. Girolamo Rainaldi, autore del progetto, le realizzò riutilizzando due monumentali vasche di età romana in granito egizio, già presenti sulla piazza. Le vasche vennero riadattate come fontane solo nel XVII secolo, con l’adduzione dell’acqua Paola in via Giulia. Apparentemente identiche, le due vasche romane in realtà si diversificano per dimensioni, decorazione e stato di conservazione delle superfici: la vasca della fontana collocata verso la chiesa di S. Brigida, più piccola e con superfici quasi perfettamente conservate, presenta segni di rilavorazione nelle protomi leonine, stilisticamente riferibili al XVI secolo. L’altra vasca, con larghe zone di distacco dei materiali ed una delle maschere leonine quasi totalmente abrasa, non subì rimaneggiamenti in età moderna, e conserva, pertanto, più integra la lavorazione originaria. Maschere leonine
Entro il 1920 le fontane, già proprietà dell’Azienda Farnesiana, passarono al Comune di Roma. Nel 1938-1939 la fontana a sud-est subì un intervento di restauro che comportò la sostituzione integrale del giglio, del balaustro e del labbro del bacino inferiore. L’altra invece, non venne toccata, e risulta quindi meglio conservata nelle parti secentesche: il giglio apicale, presumibilmente originario, è in marmo bianco.

Moltissime le fontane romane tra le principali:

Fontana dell’Acqua Acetosa P.le Acqua Acetosa
Fontana Celimontana V. Annia
Fontana della Ninfa Egeria V. Appia
Fontana dell’Ara Coeli P. Ara Coeli
Fontana Lungotevere Aventino L. Tevere Aventino
Fontana del Babuino V. del Babuino
Fontana delle Api P. Barberini
Fontana del Tritone P. Barberini
Fontane della Galleria Arte Moderna V. delle Belle Arti
Fontana Monumento Gioacchino Belli P. G. Belli
Fontana Sallustiana V. L. Bissolati
Fontana Bocca di Leone V. Bocca di Leone
Fontana della Bocca della verità P. Bocca delle Verità
Fontana Cairoli P. Cairoli
Fontana Ludovisia V. Campania
Fontana della Dea Roma P. del Campidoglio
Fontane dei Leoni Capitolini S. del Campidoglio
Fontana di p.zza Campitelli P. Campitelli
Fontana di Campo ‘de Fiori Campo de Fiori
Fontana della Cancelleria P. della Cancelleria
Fontana di Palazzo Spada P. Capo di Ferro
Fontana della Rovere P. Cardinale della Rovere
Fontana di Borgo Pio P. del Catalone
Fontane del Palazzo di Giustizia P. Cavour
Fontana della Terrina P. della Chiesa Nuova
Fontana del Pianto P. Cinque Scole
Fontana della Botte V. della Cisterna
Fontana di p.zza Colonna P. Colonna
Fontana delle Tiare L.go del colonnato
Fontana del Colosseo P. del Colosseo
Fontana di Via Collatina Vecchia V. Collatina Vecchia
Fontane di Borgo Vecchio V. della Cinciliazione
Fontana delle Anfore P. delle’Emporio
Fontana del Peschiera P.le degli Eroi
Fontane dell’EUR EUR
Fontana di p.zza Farnese P. Farnese
Fontana della Farnesina P.le della Farnesina
Abbeveratoio di Benedetto XIV V. Flaminia
Fontana delle Conche V. Flaminia
Fontana di Papa Giulio V. Flaminia
Fontana di p.le Flaminio P.le Flaminio
Fontana Borghese V. Fontanella Borghese
Fontana dei Fori Imperiali V. dei Fori Imperiali
Fontana del Globo P.le Foro Italico
Fontane di Ponte Flaminio C. Francia
Fontana dell’Acqua Paola V. Garibaldi
Fontana di Porta S. Pancrazio V. Garibaldi
Fontana Lungotevere Gianicolense L. Tevere Gianicolense
Fontana di p.zza Giovanni XXIII P. Giovanni XXIII
Fontana del Mascherone V. Giulia
Fontana del Putto V. Giulia
Fontana del Facchino V. Lata
Fontana dei Catecumeni P. Madonna dei Monti
Fontana del Prigione V. G. Mameli
Fontana degli Artisti V. Margutta
Fontana Manifattura dei Tabacchi P. Mastai
Fontana delle Falde petrolifere P. E. Mattei
Fontana delle Tartarughe P. Mattei
Fontana di p.zza Mazzini P. Mazzini
Fontana delle Rane P. Mincio
Fontana dell’Orso V. Monte Brianzo
Fontana dei Dioscuri P. Monte Cavallo
Fontana del Monte di Pietà P. Monte di Pietà
Fontana del Moretto V. del Moretto
Fontana di Porta S. Sebastiano V. delle Mura Latine
Fontana della Navicella V. della Navicella
Fontana dei Fiumi P. Navona
Fontana del Moro P. Navona
Fontana del Nettuno P. Navona
Fontana Chiavica del Bufalo V. del Nazareno
Fontana di p.zza Nicosia P. Nicosia
Fontana dell’Acqua Marcia V. Nomentana
Fontana di Monte Sacro V. Nomentana
Fontana dell’Acea P.le Ostiense
Fontana Paolina V. Paolina
Fontana di Via dei Pastini V. dei Pastini
Fontana Mascherone di S. Sabina P. Pietro d’Illiria
Fontana dell’Anfora V. della Piramide Cestia
Fontane di p.zza del Popolo P. del Popolo
Fontana delle Palle di Cannone L.go di Porta Castello
Fontana di Porta Cavalleggeri L.go Porta Cavalleggeri
Fontana di Porta Furba V. di Porta Furba
Fontana Vasca della Scrofa V. dei Portoghesi
Fontana del Porto di Ripetta P. Porto di ripetta
Fontana della Posta V. della Posta vecchia
Le Quattro Fontane V. Quattro Fontane
Fontana dei Quiriti P. dei Quiriti
Fontana delle Najadi P. della Repubblica
Fontana della Carlotta V. Ricoldo da Montecroce
Fontana di Ripa Grande L. Tevere di ripa Grande
Fontana del Timone L. Tevere di ripa Grande
Fontana della Botticella V. di Ripetta
Fontana Clementina V. di Ripetta
Fontana della vasca di Ripetta V. di Ripetta
Fontana del Pantheon P. della Rotonda
Fontana di S. Andrea della Valle P. Sant’Andrea della Valle
Fontana del Mosè P. San Berbardo
Fontana di S. Croce in Gerusalemme P. Santa Croce in Gerusalemme
Fontana di p.zza S. Eustachio P. Sant’Eustachio
Fontana di S. Giovanni in Laterano P. San Giovanni in Laterano
Fontana Ninfeo del Palatino V. San Gregorio
Fontana della Pigna P. San Marco
Fontana di S. Maria Maggiore P. Santa Maria Maggiore
Fontana di S. Maria in Trastevere P. Santa Maria in Trastevere
Fontana di p.zza S. Onofrio P. Sant’Onofrio
Fontana in Campidoglio V. San Pietro in Carcere
Fontane di p.zza S. Pietro P. San Pietro
Fontana del Leone P. San Salvatore in Lauro
Fontana del Bottino S. San Sebastianello
Fontana di p.zza S. Simeone P. San Simeone
Fontana di S. Stefano del Cacco V. Santo Stefano del Cacco
Fontana dei Monti V. San Vito ai Monti
Fontana della Scrofa V. della Scrofa
Fontana della Barcaccia P. di Spagna
Fontana dei Libri V. degli Staderari
Fontana del Testaccio L. Tevere Testaccio
Fontana di Tor di Nona L. Tevere Tor di Nona
Fontana Molara V. delle Tre Cannelle
Fontana di Trevi P. di Trevi
Fontana della Tribuna di S. Carlo V. della Tribuna di San Carlo
Fontana di Ponte Sisto P. Trilussa
Fontana di Trinità dei Monti P. Trinità dei Monti
Fontana degli Ex Voto V. Trionfale
Fontana di Pio IX V. Trionfale
Fontana dell’Acqua Angelica P. delle Vaschette
Fontana dell’Adriatico P- Venezia
Fontana del Tirreno P. Venezia
Fontana del Viminale P. del viminale
Fontana dei Trofei di Mario P. Vittorio Emanuele II
Fontana del Cane V. Vittorio Veneto
Fontana del Boccale V. N. Zabaglia

La Bocca della Verità

Bocca della Verità

Bocca della Verità

Certo mai l’autore che ha sapientemmente scolpito i tombini della cloaca massima, avrebbe pensato di divendare così famoso in futuro. Proprio uno ei suoi tombini verrà murato nella parete della Chiesa di Santa Maria in Cosmedin nel 1632. Non verrà chiamato tombino ma misterioramente Bocca della Verità. Un grande mascherone in marmo, raffigurante una testa di fauno in cui occhi, naso e bocca sono forati. Le prime citazioni risalgono ad opera di una guida medievale, dove alla bocca verrà assegnato il potere di formulare oracoli. Nel medioevo si farà strada la leggenda infatti che Virgilio fece costruire la bocca della verità per sciogliere i dubbi sulla fedeltà di mariti e mogli. Una bella leggenda afferma anche che la capacità della “Bocca della Verità” di smascherare i bugiardi una volta non funzionò…e questo grazie all’astuzia di una donna.
Il popolo infatti sapeva che una ragazza tradiva il proprio marito. Quando la notizia giunse all’orecchio del coniuge, questi decise di far valutare la sincerità della moglie davanti al mascherone.  Si dice che, inoltre, dietro la Bocca della Verità fosse nascosto, come sovente accadeva, un carnefice, pronto ad “aiutare” la magia del mascherone con una spada sguainata in caso di menzogna.
Mentre la donna, in corteo con il marito, procedeva verso il mascherone fra la folla di popolo che era accorsa per l’occasione, l’amante, già d’accordo con l’adultera, fingendosi pazzo, venne incontro alla donna e l’abbracciò e la baciò con passione. Essendo il gesto di un povero pazzo, per quanto sconsiderato, fu subito perdonato. Però il gesto consentì alla donna di poter dire, con la mano nella Bocca della Verità:
“Mai nessun’uomo mi baciò, tranne mio marito e quel povero pazzo di poco fa”.
La donna aveva indubbiamente detto la verità…e il popolo lo sapeva…per cui la mano dell’adultera non venne tagliata, e la Bocca della Verità rimase così, per la prima volta nella storia, “imbrogliata”.

Morale per gli uomini: sembra che ci voglia ben altro che la magia per fregare una donna!!!

Bocca della Verità

Bocca della Verità

Circo Massimo

Circo Massimo

Circo Massimo

Sei i gladiatori erano la passione dei romani, la corsa delle bighe era la loro mania. Nulla poteva  eguagliare l’atmosfera che si creava quando circa 20.000 tifosi, mandavano grida di passione per i migliori aurighi del mondo, che con i loro piccoli carri, si lanciavano in manovra talvolta mortali. Tutta Roma partecipava ai giochi con la propria presenza al Circo. I giochi coinvolgevano chiunque senza distinzione di classe sociale e l’euforia era tale che gli stessi romani la definivano furor circi. Per i romani il Circo Massimo era insieme tempio e casa, luogo di riunione e relizzazione dei desideri. Lungo più di 600 metri e largo circa 140, é il più grande edificio per le manifestazioni pubbliche e lo spettacolo di ogni tempo.

Fu fondato al tempo del re Tarquino Prisco, quasi 1000 anni fa, e da allora é stato ricostruito diverse volte. A differenza della rigida disposizione dei posti nell’anfiteatro, sedersi all’ippodromo era quasi sempre questione di arrivare in anticipo e di farsi largo tra la calca. Per i grandi eventi, come i ludi romani di settembre, molti abitanti preferivano guardarsi le corse mentre facevano un picnic sul versante sud del Palatino, da cui si vedeva bene il Circo. All’interno i posti migliori si trovavano all’estremità occidentale, vicina al parco imperatore, che gode dello spettacolo e delle scommesse che fervono. Il minimo sospetto che una corsa fosse truccata era sufficiente a causare un tumulto. Anche gli scongiuri e i sortilegi per favorire la vittoria della frazione preferita, le invocazioni e le magie per provocare la caduta degli avversari facevano parte di questo mondo. L’euforia dei giochi rendeva tutto quasi concesso.

E oggi come viene utilizzata dai romani dell’aera?

Agli inizi del XX secolo l’area era in gran parte agricola e occupata da diverse costruzioni “di utilità” (nel 1645 vi si era installato il cimitero israelitico e nel 1852 il gazometro), sopra un considerevole rialzamento di circa 8 metri del terreno rispetto alla quota romana. L’assetto antico è oggi riconoscibile soltanto dalla persistenza di alcune botteghe artigiane (un fabbro, una bottega di tende da plein air, un’osteria diventata ristorante) alla fine di via dei Cerchi, sotto il Palatino. I lavori di liberazione si svolsero tra il 1911 e i successivi anni trenta. Nel 1959 dovevano svolgersi qui le riprese in esterno della corsa delle bighe del film Ben Hur, ma alla fine la Sovrintendenza rifiutò l’autorizzazione al set, che fu costretto a spostarsi al Circo di Massenzio, sull’Appia Antica. Per la grande disponibilità di spazio aperto “non rovinabile” nel centro storico della città (il Circo Massimo è ancora dentro le Mura Aureliane ma al centro di una enorme area verde e archeologica attraversata da numerosi mezzi di trasporto pubblico). Il Circo Massimo è scelto sempre più spesso come sede per grandi eventi di massa: concerti, spettacoli, giubilei, manifestazioni. Da sempre spazio ideale di ritrovo e divertimento.

Eventi al Circo Massimo

Eventi al Circo Massimo

Colosseo

Colosseo

Colosseo

Come ci si potrebbe aspettare da una cultura che si dice sia basata su panem et circenses, i romani prendono molto sul serio il momento della ricreazione. Il diertimento é dissponibile a tutti i livelli, dai giochi da tavolo tracciati sul selciato agli spettacoli milionari negli anfiteatri. L’anfiteato per antonomasia é il Colosseo. Questo é però il nome che gli verra dato a partire dall’alto Medioevo, quale simbolo universale per identificare Roma nel mondo. Posizionato nel cuore archeologico della città di Roma, l’Anfiteatro Flavio, questo il suo vero nome, fu eretto nel I secolo d. C. per volere degli imperatori della dinastia flavia, il Colosseo, ha accolto fino alla fine dell’età antica, spettacoli di grande richiamo popolare, quali le cacce e i combattimenti gladiatori.

Furono 30.000 gli operai cha lavorarono giorno e notte per la costruzione che fu completata in un solo decennio. L’esterno è composto da quattro ordini architettonici sovrapposti: i primi tre sono formati da ottanta arcate inquadrate da semicolonne, mentre il quarto ordine è suddiviso in riquadri intervallati da finestre. Nell’ultimo ordine erano inseriti supporti in muratura e in legno per sostenere un immenso telone (velarium) che serviva a riparare gli spettatori dal sole e dalla pioggia. All’interno (cavea) c’erano gradinate in laterizio rivestite in marmo. L’arena era realizzata con una grande tavola di legno ricoperta di sabbia. Nei sotterranei c’era una fitta serie di gallerie nelle quali erano custodite le belve e dove erano conservate le attrezzature sceniche e i montacarichi.

L’edificio era, e rimane ancora oggi, uno spettacolo in se stesso. Si tratta infatti del più grande anfiteatro non solo della città di Roma, ma anche del mondo, in grado di offrire sorprendenti apparati scenografici, nonché servizi per gli spettatori. Simbolo dei fasti dell’impero, l’Anfiteatro ha cambiato nei secoli il proprio volto e la propria funzione, offrendosi come spazio strutturato ma aperto alla comunità romana. Oggi il Colosseo è un monumento a se stesso e alle opere dell’ingegno umano che sopravvivono al tempo e si presenta ancora, ciononostante, come una struttura accogliente e dinamica, visitabile su due livelli, che offrono un’ampia panoramica sugli spazi interni, ma anche brevi e suggestivi squarci della città dai fornici esterni. Esso ospita, inoltre, esposizioni temporanee legate ai temi sempre attuali dell’antico e del suo rapporto con la contemporaneità. Questo ha fatto dell’Anfiteatro un luogo ogni giorno nuovo, significativo per tutti e capace di raccontare a ciascuno la Storia.

Colosseo

Colosseo

Il Palatino

Palatino

Palatino

Il Palatino, uno dei mitici sette colli di Roma insieme al Quirinale, Viminale, Campidoglio, Aventino, Celio ed Esquilino, aveva una posizione (al centro dei sette colli e vicino, ma non adiacente, al Tevere) sicuramente adatta ad un insediamento umano, anche perché doveva controllare ed organizzare il sottostante Porto Tiberino con l’annesso Foro Boario, punto di approdo, di passaggio, di ritrovo e di mercato. La sommità centrale, il “Palatium”, digradava verso il Foro Boario ed il Tevere con un pendio che prese il nome di “Germalus”. Il “Palatium” era collegato al retrostante colle Esquilino e costituisce l’origine di Roma perché qui, secondo la leggenda, Romolo e Remo furono allevati da una lupa in una caverna e sempre qui avvenne la fondazione della città stessa ad opera di Romolo, la cui abitazione è identificata in una capanna denominata “Casa Romuli”. Tradizioni religiose antichissime erano connesse con la collina: in particolare, quella della “dea Pales”, il cui nome deriva evidentemente dalla stessa radice di “Palatium”.

La festa della divinità, le “Palilia” o “Parilia” del 21 aprile, era considerata come il giorno stesso di fondazione della città. Altra festa importante era quella dei “Lupercalia”, collegata al mito della città, la lupa. Partendo dal santuario collocato in una grotta ai piedi del Palatino, i Luperci, ossia i sacerdoti-lupi vestiti di pelli caprine, facevano il giro della collina, frustando quanti venivano loro a tiro, specialmente le donne: era questo un rito di purificazione e di fecondità.

L’importanza del Palatino cominciò a decadere con i progressivi allargamenti della città ma la decadenza fu soltanto topografica poiché il colle mantenne inalterata la sua essenza religiosa: qui si accentrarono i maggiori templi dell’antica Roma, come quello della Magna Mater, e quello di Apollo, i cui santuari furono fondati da Augusto nell’ambito stesso della sua casa.

Tempio Magna Mater

Tempio Magna Mater

Tempio di Apollo

Tempio di Apollo

La costruzione del Tempio della Magna Mater, la Grande Madre Cibele, una dea della fertilità importata dall’Asia Minore, iniziò nel 204 e terminò nel 191: oggi rimangono soltanto una piattaforma con pochi resti di colonne e capitelli. La costruzione del Tempio di Apollo invece iniziò subito dopo la battaglia di Nauloco (36 a.C.) contro Sesto Pompeo e terminò nel 28 a.C. Sorgeva al centro di un piazzale circondato da un portico detto delle Danaidi, dalle statue cioè che vi erano esposte, rappresentanti le figlie del mitico re di Egitto. L’edificio, interamente in marmo di Luni, custodiva tre statue di culto, di Apollo, Diana e Latona: oggi resta un nucleo di opera cementizia, in gran parte spogliato del rivestimento originario in blocchi di tufo e tracce del pavimento marmoreo, delle colonne e dei capitelli corinzi. Ma la Repubblica segnò la trasformazione della collina in un quartiere residenziale della classe dirigente romana: tra coloro che vi abitarono possiamo ricordare M.Valerio Massimo, console nel 505 a.C., Tiberio Sempronio Gracco, padre dei famosi tribuni, Licinio Crasso, console nel 95, Cicerone, il poeta lirico Catullo, Q.Ortensio Ortalo, famoso oratore, la cui casa fu poi acquistata da Augusto.

Questo fu un episodio fondamentale per la storia del colle, perché dopo che l’imperatore elesse a propria dimora il Palatino, altri imperatori seguirono la sua strada: sorsero così, uno dopo l’altro, il palazzo di Tiberio, di Nerone (la “Domus Transitoria” e la “Domus Aurea” si estendevano fin qui), dei Flavi (la “Domus Flavia” e la “Domus Augustana”), di Settimio Severo (“Domus Severiana”).

Domus Transitoria

Domus Transitoria

 

Domus Aurea

Domus Aurea

Alla fine dell’età imperiale la collina era ormai un unico, immenso edificio, che nel suo insieme costituiva l’abitazione degli imperatori: il nome di “Palatium”, o Palatino, passò così ad indicare il palazzo per eccellenza, quello dell’imperatore appunto. Nel Medioevo il Palatino subì le sorti del resto di Roma e tutto decadde a pascolo per armenti.

Bisogna arrivare al XVI secolo per vedere risorgere il Palatino a nuova bellezza con i famosi “Horti Palatini Farnesiorum”, i Giardini Farnese. Nel 1542 infatti il cardinale Alessandro Farnese, nipote di Paolo III, acquistò le rovine della “Domus Tiberiana”, le riempì di terra e incaricò il Vignola di disegnargli un giardino: il portale principale fu opera dello stesso Vignola che lo realizzò nel 1577. Nel Settecento, con le prime ricerche ed i primi scavi sistematici, ebbe inizio l’ultima fase di vita del Palatino, quella che l’ha fatto diventare sempre più un’area archeologica, quasi una “riserva” consacrata alla storia ed alla memoria della città. Nel 1870 il Palatino divenne proprietà del Demanio e l’opera appassionata di Giacomo Boni divenne fondamentale affinché il colle potesse tornare ad essere come era in origine, o quasi.

Horti Palatini Farnesiorum

Horti Palatini Farnesiorum

Horti Palatini Farnesiorum

Horti Palatini Farnesiorum

I Fori Imperiali

I Fori Imperiali di Roma raccolgono una serie di piazze monumentali edificate tra il 46 a.C. e il 113 d.C. Vengono considerati il centro dell’attività politica di Roma antica, un luogo che nel corso dei secoli si è arricchito di strutture ed edifici. La prima struttura che si incontra in questo sontuoso complesso è il Foro di Cesare.

foro_cesare

Questa piazza, voluta da Giulio Cesare per motivi propagandistici, fu inaugurata nel 46 a.C. e terminata dall’imperatore Ottaviano Augusto. La piazza presenta due portici sul lato est e ovest mentre in fondo troneggia il tempio dedicato a Venere Genitrice.

VenereGenitrice

Il terreno sul quale fu edificata la struttura fu acquistatodirettamente da Cesare; il foro venne accostato alle strutture del vecchio centro politico per attribuirgli maggiore visibilità e prestigio. Proseguendo l’ itinerario si incontria il Foro di Augusto. Fu realizzato per volere di Ottaviano Augusto, unitamente al tempio di Marte Ultore (dal lat. ultor – vendicatore). Il tempio era stato promesso dall’imperatore in voto al dio in occasione della vittoria nella battaglia di Filippi (42 a.C.). Fu tuttavia inaugurato solo 40 anni dopo e inserito in una seconda piazza monumentale, intitolata appunto ad Augusto. La pianta del foro è ortogonale; sul versante nord si ergeva il tempio di Marte, appoggiato ad un muro (ancora oggi visibile) che divideva il foro dal quartiere popolare della Suburra. Il foro è alternato da ampie esedre, destinate a ospitare le attività dei tribunali. Ad arricchire l’area vi erano statue ispirate alla storia di Roma, ai membri della gens Giulia, a Enea e a Romolo.

Forum_Augustus

È il 75 d.C. Vespasiano ha appena conquistato Gerusalemme. Tra il Foro di Augusto e quello di Cesare sorge uno spazio dedicato all’imperatore, inizialmente non compreso all’interno dei Fori e conosciuto come Tempio della Pace. Questo luogo a pianta quadrata aveva le sembianze di un giardino-museo, con vasche d’acqua e basamenti per le statue. L’area, distrutta da un incendio, fu ricostruita durante l’epoca severiana (III sec. d.C.) per ospitare la Forma Urbis Severiana, una pianta di Roma antica incisa su lastre di marmo giunta a noi solo in parte.

Tempio della pace

Fu Domiziano a realizzare una piazza per unificare lo spazio rimasto libero tra il Tempio della Pace e i Fori di Cesare e di Augusto. L’imperatore non riuscì a inaugurare la propria opera: morì nel 96 d.C., lasciando il trono a Nerva. Nacque così il Foro di Nerva con annesso il tempio di Minerva, protettrice dell’imperatore.

ForoNervaColonnacce

Il foro prese inoltre l’attributo di “transitorio” per la sua funzione di passaggio. I lavori iniziati da Domiziano furono in parte continuati da Traiano, al quale è intitolato il quarto Foro. La piazza veniva utilizzata per accogliere accampamenti militari e, in minima parte, per lo svolgimento delle attività forensi. Alle sue spalle sorge ancora oggi la Colonna di Traiano che racconta le gesta dell’imperatore nella guerra contro i Daci.

colonna-traiano

All’edificazione del Foro seguirono la realizzazione della Basilica Argentaria, dei Mercati Traianei e la ricostruzione del tempio di Venere Genitrice. Si giunge infine alla Basilica Ulpia, la più grande del periodo romano. Costruita su progetto di Apollodoro di Damasco tra il 106 e il 113 d.C. fu inserita nel Foro Traianeo. Lo spazio aveva funzioni forensi e commerciali ma era anche luogo della cosiddetta manomissione (dal lat. manumissio – condono, affrancamento), ossia l’atto pubblico di liberazione di uno schiavo da parte del padrone.

Basilica Argentario

Basilica Argentaria

 

Mercati Traianei

Mercati Traianei

Basilica Ulpia

Basilica Ulpia

Roma, da villaggio, diventa in pochi secoli capitale di un impero e, con le guerre puniche, la dominatrice incontrastata del mar Mediterraneo.

L’espansione territoriale e della popolazione necessitano una ridefinizione della “res publica”, ovvero dello stato. Le soluzioni suggerite dai diversi uomini influenti che si succedono arrivano, dopo l’assassinio di Cesare (44 a.C.) e il contrasto tra Marco Antonio alleato con Cleopatra da una parte e Ottaviano, nipote di Cesare, dall’altra, a un nuovo regime istituzionale: il principato. Il “princeps” (da “primum caput” o primo cittadino) fonda l’impero in un assetto unificato e pacificato che dura fino al III secolo d.C. (“pax romana”). Durante questi secoli l’impero romano raggiunge il suo splendore.

Con il III secolo d.C., Roma via via perde il ruolo centrale per la vastità e universalità del suo regno, finché Diocleziano separa in due parti l’impero ristrutturando profondamente economia, finanze, politica e burocrazia. Quest’opera garantisce a Roma un secolo di nuova prosperità e il Cristianesimo, autorizzato ufficialmente nel 313 d.C. da Costantino il Grande con l’editto di Milano, constribuisce a sostenere il regime. In quel periodo Roma contava circa 4 milioni di cittadini (uomini liberi, schiavi esclusi) e l’impero oltre 50 milioni.
Nel IV secolo il baricentro dell’impero si sposta verso oriente, dopo le successive invasioni in Italia di Barbari, Visigoti e Vandali, che arrivano a saccheggiare persino la città di Roma.
Il VI secolo vede la scomparsa dell’impero romano, lasciando alla storia il merito di aver creato e unificato il cosiddetto “mondo civile”.

Visita Roma – Entrata gratuita nei Musei Vaticani: calendario 2014

musei-vaticani

Ingresso gratuito ai Musei Vaticani l’ultima domenica del mese.
L’orario di ingresso è 9.00/12.30, uscita 14.00.
IN QUESTA OCCASIONE NON E’ POSSIBILE EFFETTUARE PRENOTAZIONE

Calendario 2014 delle giornate con ingresso libero:
Domenica 27 luglio 2014
Domenica 31 agosto 2014
Domenica 28 settembre 2014
Domenica 26 ottobre 2014
Domenica 30 novembre 2014
Domenica 28 dicembre 2014

Musei vaticani

Apertura straordinaria serale 2014 del Passetto di Borgo

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Aperture straordinarie serali del Passetto di Borgo a Castel Sant’Angelo.

Castel Sant’Angelo riapre le sue porte, nelle calde serate estive, per consentire a romani e turisti la visita di questo straordinario monumento tanto ricco di suggestioni.

Il Passetto di Borgo, chiamato popolarmente in romanesco er Corridore (corridoio), si trova a Roma ed è il nome che prende quel tratto delle Mura Vaticane che collega il Vaticano con Castel Sant’Angelo.
Sarà possibile ripercorrere il tratto iniziale di questo lungo corridoio, contemplando la suggestiva visione notturna della Citta’ Eterna e riannodando le intricate trame della storia che segnano le pietre secolari del Passetto: da papa Alessandro VI Borgia, che percorreva furtivamente i circa 800 metri del corridoio per raggiungere i suoi appartamenti privati, alla fuga di Clemente VII, che qui trovo’ rifugio a seguito del terribile Sacco di Roma del 1527.
Fu fatto costruire dall’antipapa Giovanni XXIII (Baldassarre Cossa) nel XV secolo. Le mura erano in cattivo stato e nella fase di restauro si pensò di costruire un passaggio che portasse al Castello direttamente dai Palazzi Vaticani.
Si voleva permettere al capo della Chiesa di rifugiarsi in caso di necessità dentro al Castello ed allo stesso tempo avere un bastione che permettesse un miglior controllo del Rione.
Nel 1494 il Passetto permise a papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia) di rifugiarsi a Castello durante l’invasione di Roma delle milizie di Carlo VIII di Francia.
Nel 1527 papa Clemente VII (Giulio de’ Medici) si rifugiò anche lui a Castello, tramite il Passetto, durante il Sacco di Roma effettuato dai lanzichenecchi di Carlo V. Nell’anno del giubileo (2000), come accadde per altre opere architettoniche, il Passetto fu rimesso in funzione ed oggi solo su prenotazione è possibile visitarlo.

passetto di borgo roma

Luogo: Castel Sant’Angelo
Dal: 01/07/2014 al: 07/09/2014

Lapis Niger

Ritornando alla storia della fondazione di Roma, ritroviamo Romolo che, ormai nel pieno dei suoi poteri dopo essere stato prescelto dagli Dei,  iniziò a tracciare un solco alle pendici del Palatino per definire i limiti della nuova città: la Roma quadrata. Il solco primordiale venne datato 21 Aprile 753 a. C. e comprese ben presto l’Esquilino, l’Aventino e il Campidoglio. Il senso di quella striscia era l’idea sacra di divisione dal caos simbolico che circondava la città. Se ci si trova oggi a visitare il Foro Romano, é importante soffermarsi innanzi ai lastroni di pietra nera  che creano una pavimentazione scura nel foro. Questo é il luogo tramandato con il nome di Lapis Niger, cioé Pierta Nera, che rappresenta un angolo sacro  di una Roma nata grazie alla volontà divina e che continua a vivere il suo legame con l’imperscrutabile. Il luogo della pietra nera sembra essere quello della tomba di Romolo profanata in epoca dei Galli, ritrovata durande deglli scavi alla fine del 1800.Fu rinvenuto un Cippo che presentava un’iscrizione  con la più antica testimonianza scritta della lingua latina, databile tra il 575 e il 550 a.C.

lapis niger

La pietra nera di questo contesto é espressione visibile , in tutte le mitologie e tradizioni, delle relazioni che intercorrono tra cielo e terra, quale elemento di quel ponte che viene richiamato dal sacerdote per la collettività. La pietra é posta sopra quel che si chiama l’Umbilicum Urbis Romae, l’Ombelico della città di Roma, perche probabile luogo dove fu posta la prima pietra della città. Al di sotto della pietra é stata ritrovata una stanza con delle iscrizioni in etrusco e da lì si sviluppa un pozzo che si narra non abbia fine. La scelta del nome “ombelico” deriva proprio dall’idea dell’embrione che cresce verso l’esterno, partendo dall’ombelico, così come la nuova città si sarebbe mossa dal centro verso la periferia con la forza vitale del legame forte alle proprie origini.

lapis niger

Obelisco della Minerva

Il pulcino della Minerva

L’obelisco della Minerva, noto anche come il Pulcin della Minerva (dove pulcin sta per porcino) è uno dei tredici antichi obelischi di Roma, collocato nella piazza di Santa Maria sopra Minerva. Nel 1665 nel giardino di proprietà del convento domenicano annesso alla chiesa di Santa Maria sopra Minerva, fu rinvenuto il piccolo obelisco alto circa cinque metri con delle iscrizioni di geroglifici su tutti i lati. Era una delle tante guglie che decoravano l’Iseum, luogo di cultodedicato alle dee Isede e Serapide, il cui culto era stato importato dall’egitto e aveva contato molti seguaci tra i romani. In epoca classica l’Iseum sorgeva nelle immediate vicinanze della Chiesa che conosciamo oggi. Fu Papa Alessandro VII che decise di far erigere l’obelisco nella piazzetta innanzi la Chiesa come simbolo della Divina Saggezza. Della realizzazione della base se ne occupò Gian Lorenzo Bernini, maggiore architetto e scultore della Roma barocca, che lo allestì sul dorso di un elefante di marmo: il modello fu offerto da un elefantino portato in omaggio all’Urbe da Cristina di Svezia convertitasi al cattolicesimo, ma segue un’iconografia mutuata dall’Hypnerotomachia Poliphili.

L’iscrizione sul basamento recita: “Sapientis Aegypti insculptas obelisco figuras ab elephanto belluarum fortissima gestari quisquis hic vides documentum intellige robustae mentis esse solidam sapientiam sustinere” :Chiunque qui vede i segni della Sapienza d’Egitto scolpiti sull’ obelisco, sorretto dall’elefante, la più forte delle bestie, intenda questo come prova che è necessaria una mente robusta per sostenere una solida sapienza.

Molto più beffardo è il distico che circolò per Roma: ” (tratto da Alfredo Cattabiani) Ma il Bernini architettò una beffa, forse con il consenso di Alessandro VII: disegnò l’elefantino, eseguito nel 1667 da un suo allievo, Ercole Ferrata, in modo che voltasse le terga al convento degli ottusi frati, mentre la proboscide ne sottolineava la posizione irriverente e la coda, spostata sulla sinistra, ne accentuava l’intenzione offensiva. La beffa non passò inosservata se Quinto Settano – pseudonimo di monsignor Sergardi – scrisse il celebre epigramma: “Vertit terga Elephas, versaque proboscide clamat: Kiriaci fratres hic ego vos habeo“; ovvero: “L’elefante volge le terga e grida con la proboscide rivolta all’indietro: frati domenicani, qui mi state”.

La sistemazione berniniana dell’obelisco fu replicata nel XVIII secolo da Giovanni Battista Vaccarini in piazza Duomo a Catania, ed è perciò presente anche nello Stemma di Catania.

Pulcin della Minerva

 

Statue Parlanti

Lastoria delle statue parlanti si rifà ai tempi in cui Roma era governata dal Papa, il quale esercitava sulla città un forte potere creando tra la classe politica e tra i cittadini grandi disagi. Per manifestare il malcontento generale, a partire dal XVI secolo, accanto ad alcune statue di Roma, durante la notte venivano appesi cartelli satirici. Le statue romane sulle quali venivano affissi i cartelli si trovavano in genere nei posti più noti e frequentati della città, in modo tale che la mattina seguente potessero essere letti da molte persone. Le statue, soprannominate per tale motivo “statue parlanti”, divennero cosi il punto di forza con cui Roma e i romani esprimevano il loro dissenso verso il potere del papa inizialmente, ma anche verso le istituzioni in generale negli anni successivi. Le statue parlanti a Roma erano sei, e venivano anche chiamate “Il Congresso degli Argonauti”. Sui cartelli si poteva leggere di tutto, da testi satirici a dialoghi umoristici, fino alle poesie. Gli autori dei cartelli rimanevano sempre anonimi. Alle statue parlanti, divenute a Roma veri e propri eroi che parlavano con la voce dei cittadini, vennero dati dei nomi, e ancora oggi sono una delle attrazioni più caratteristiche della città, come ad esempio la famosa statua di Pasquino, da cui derivano le celebri “pasquinate”.

Statua di Pasquino: è considerata la più caratteristica statua parlante di Roma, di cui si parla a proposito delle “pasquinate”, i fogli satirici che venivano appesi durante la notte sulla statua. La statua si trova in Piazza Pasquino, nei pressi di Piazza Navona, ed è un busto maschile del III secolo a.C. che probabilmente ritraeva un eroe dell’Antica Grecia.

Statua parlante Pasquino

Statua di Marforio: si tratta di una grande scultura in marmo e, dopo Pasquino, è la statua parlante più conosciuta di Roma. Si pensa che la statua rappresenti il Dio Nettuno, anche se alcuni l’hanno attribuita anche ad Oceano e al Tevere. La statua, dopo vari spostamenti, si trova attualmente presso il Palazzo Nuovo in Piazza del Campidoglio.

Marforio al campidoglio

Statua Madama Lucrezia: si tratta di un grande busto che si trova tra Palazzo Venezia e la Basilica di san Marco Evangelista al Campidoglio. Per quanto riguarda la figura rappresentata dalla statua ci sono pareri discordanti: alcuni pensano che raffiguri una sacerdotessa, altri la dea Iside. Si ritiene inoltre che la signora in questione fosse Lucrezia d’Alagno, la quale si trasferì a Roma da Napoli e andò ad abitare nel luogo in cui si trova la statua.

Madama Lucrezia

Statua Abate Luigi: si tratta di un busto in marmo di epoca tardo romana e si trova lungo il muro laterale della Basilica di San’Andrea della Valle.  Questa statua parlante raffigurava probabilmente un magistrato o un uomo politico dell’epoca anche se prende il nome dal sagrestano della chiesa per la sua somiglianza con la statua romana.

Abate Luigi

Statua Babuino: la statua rappresenta  una figura distesa di sileno, davanti alla chiesa di Sant’Attanasio dei Greci, nella famosa via del Babuino di Roma. La statua è un elemento decorativo di una fontana che in passato fungeva da abbeveratoio per i cavalli.

Statua del Babuino

Statua del Facchino: è la più giovane delle statue parlanti di Roma e raffigura un uomo che versa dell’acqua da una botte. Attualmente si trova sulla facciata laterale del Palazzo del Banco di Roma, nei pressi di Piazza Venezia.

Statua del Facchino via Lata

 

La grotta mitica

La Lupa
Quasi tutti conoscono la leggenda della fondazione di Roma, dei gemelli Romolo e Remo allevati dalla lupa, forse in pochi però sanno, che il luogo più celebre del mito della storia della città cercato per secoli, é apparso.

Il Lupercale, ex santuario dedicato al re divino dei Latini, Fauno Luperco che aveva natura di lupo e capro, é stato ritrovato vicino alle mura della dimora di Augusto. Il ritrovamento é avvenuto nei pressi di un avvallamento vicino le pendici del Palatino, in un aerea non esplorata tra il Tempio di Apollo e la chiesa di Sant’Anastasia. Durante alcuni scavi a 16 metri di profondità é stata rinvenuta una struttura ipogea. La grotta in parte naturale ed in parte artificiale, alta circa nove metri con un diametro di poco più di sette metri, é sovrastata da una volta decorata a cassettoni, che riquadrano motivi geometrici con figurazioni  realizzate a mosaico con tessere di marmo policromo. E’ imprezziosita da fila di conchiglie e dall’acquila bianca di Augusto posta al centro della volta.

Lupercale

Secondo il parere degli studiosi, edificando la sua dimora proprio in quel luogo, l’imperatore volle annettere alla sua villa il luogo più simbolico della storia di Roma. La sua casa oltre che dimora del principe rifondatore, diviene museo delle origini della città inglobando il luogo dove i gemelli vennero salvati. L’immagine della Lupa in questa leggenda, secondo la tradizione italica, ha assunto una connotazione dicotomica. Da una parte la lupa immagine di fertilità, purificatrice, generatrice di Roma e dall’altra di forza guerriera, coraggiosa e rappresentazione del dio della guerra. Tale contrapposizione é presente anche nei gemelli Romolo e Remo: uno forte e guerriero e l’altro amabile e dolce. Tale dicotomia é celata anche nel nome della stessa città. Roma,  rappresntazione di forza, valore e potenza insieme ad un cuore spirituale , materno e solidale. Basta leggere la parola Roma in senso inverso.

Palatino

Roma città eterna

Roma Roma, luogo di nascita della civiltà antica più vasta e stupefacente, città santa e metropoli contemporanea. Sin dai suoi esordi abitata da popoli e culture diverse, ha conosciuto e pregato le divinità dei Romani, dei Latini, dei Sabini, dei Greci, degli Etruschi, dei popoli dell’asia minore dei Barbari e dei Cristiani. Roma é per tale ragione una città sincretica a tal punto da essere oggi la capitale del Cattolicesimo. E’ una città unica al mondo capace di metabolizzare qualsiasi apporto trasformandolo in modo unico.

Di roma ci si innamora per molte delle sue peculiarità. Passeggiare a piedi significa ripercorrere le strade della storia di un popolo glorioso che ha lasciato molto alla città e al mondo. Luogo in cui la storia risulta essere viva a tal punto da poterla respira ogni istante, grazie alla mutevolezza che sà donare e alle scoperte archeologiche che hanno consentito di ridisegnarne i lineamenti.

Roma é la città eterna perchè é mutevole e capace di adattarsi, assumendo infinite forme come l’acqua. E’ passata da un milione di abitanti al tempo di Costantino, a solo trantamila nel periodo buio del medioevo, per ritornare dopo tre millenni di storia a circa tre milioni di cittadini. Tra tutte le grandi città del mondo antico: Babilonia, Alessandria e Cartagine; Roma é la sola che abbia continuato ininterrottamente ad esistere.

Dopo averla visitata é impossibile dimenticarla per la sua storia, per i suoi tramonti, per le notti illuminate dai lampioni che risaltano i monumenti, per i suoni ovattati di una città che cambia volto e che lascia il frastuono diurno del traffico per vivere la poesia dei colori del crepuscolo che riflessi sul tevere magicamente si illuminano.

Roma al tramonto

La porta magica e il circolo alchemico di Villa Palombara

La porta magica e il circolo alchemico di Villa Palombara

Porta magica di piazza Vittorio

Siamo nel 1680. In questo periodo, l’odierna Piazza Vittorio Emanuele II, a due passi dalla Stazione Termini, era un semplice tratto di campagna fuori le mura della città, occupato per buona parte dalla tenuta della villa del marchese Massimiliano Palombara dei principi Rosacroce. Il marchese era un raffinato letterato, famoso in Roma come appassionato di occultismo e di esoterismo: egli praticava tali interessi sia in prima persona che ospitando e finanziando richerche di altri presso il laboratorio presente nella sua villa. In particolar modo, il giardino della villa, da cui forse si accedeva al suo laboratorio, era nei suoi particolari interamente pensato in chiave simbolica: l’accesso a tale piccolo parco doveva fra le altre cose essere inteso come l’ingresso ad una conoscenza superiore e metafisica. La leggenda racconta che uno degli ospiti del marchese, nel corso dei suoi studi, riuscì in ciò che era stato per secoli uno dei principali obiettivi dell’alchimia: trasformare il piombo in oro. Lo studioso fece presto perdere le sue tracce, ma lasciò la “ricetta” in alcuni suoi appunti che, però, risultarono incomprensibili al marchese, essendo scritti utilizzando, come era consuetudine fra gli alchimisti, arcane metafore e rebus difficili da decifrare. Il marchese, nel tipico stile che lo caratterizzava, pensò bene che ciò che per lui era stato incomprensibile, poteva essere facilmente interpretato da qualcun altro. Per questo motivo egli decise di “pubblicare la ricetta” sulla porta di ingresso del giardino della sua villa, cioè sulla cosidetta “porta magica”, o “porta alchemica”.
Ebbene, ora la villa e il giardino non esistono più, ma la porta magica è ancora là, incastonata in un muro dei giardini di Piazza Vittorio, e rappresenta uno dei pochi monumenti alchemici esistenti al mondo, essa reca ancora incise le misteriose e affascinanti frasi e gli ermetici simboli.