Obelisco della Minerva

Il pulcino della Minerva

L’obelisco della Minerva, noto anche come il Pulcin della Minerva (dove pulcin sta per porcino) è uno dei tredici antichi obelischi di Roma, collocato nella piazza di Santa Maria sopra Minerva. Nel 1665 nel giardino di proprietà del convento domenicano annesso alla chiesa di Santa Maria sopra Minerva, fu rinvenuto il piccolo obelisco alto circa cinque metri con delle iscrizioni di geroglifici su tutti i lati. Era una delle tante guglie che decoravano l’Iseum, luogo di cultodedicato alle dee Isede e Serapide, il cui culto era stato importato dall’egitto e aveva contato molti seguaci tra i romani. In epoca classica l’Iseum sorgeva nelle immediate vicinanze della Chiesa che conosciamo oggi. Fu Papa Alessandro VII che decise di far erigere l’obelisco nella piazzetta innanzi la Chiesa come simbolo della Divina Saggezza. Della realizzazione della base se ne occupò Gian Lorenzo Bernini, maggiore architetto e scultore della Roma barocca, che lo allestì sul dorso di un elefante di marmo: il modello fu offerto da un elefantino portato in omaggio all’Urbe da Cristina di Svezia convertitasi al cattolicesimo, ma segue un’iconografia mutuata dall’Hypnerotomachia Poliphili.

L’iscrizione sul basamento recita: “Sapientis Aegypti insculptas obelisco figuras ab elephanto belluarum fortissima gestari quisquis hic vides documentum intellige robustae mentis esse solidam sapientiam sustinere” :Chiunque qui vede i segni della Sapienza d’Egitto scolpiti sull’ obelisco, sorretto dall’elefante, la più forte delle bestie, intenda questo come prova che è necessaria una mente robusta per sostenere una solida sapienza.

Molto più beffardo è il distico che circolò per Roma: ” (tratto da Alfredo Cattabiani) Ma il Bernini architettò una beffa, forse con il consenso di Alessandro VII: disegnò l’elefantino, eseguito nel 1667 da un suo allievo, Ercole Ferrata, in modo che voltasse le terga al convento degli ottusi frati, mentre la proboscide ne sottolineava la posizione irriverente e la coda, spostata sulla sinistra, ne accentuava l’intenzione offensiva. La beffa non passò inosservata se Quinto Settano – pseudonimo di monsignor Sergardi – scrisse il celebre epigramma: “Vertit terga Elephas, versaque proboscide clamat: Kiriaci fratres hic ego vos habeo“; ovvero: “L’elefante volge le terga e grida con la proboscide rivolta all’indietro: frati domenicani, qui mi state”.

La sistemazione berniniana dell’obelisco fu replicata nel XVIII secolo da Giovanni Battista Vaccarini in piazza Duomo a Catania, ed è perciò presente anche nello Stemma di Catania.

Pulcin della Minerva

 

1 thoughts on “Obelisco della Minerva

  1. A proposito dell’iscrizione sul basamento del “pulcino: non tutti sanno che l’autore è il celebre gesuita tedesco Athanasius Kircher, professore e poligrafo del Collegio Romano. Ma è meglio dare a ciascuno il suo…

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