Fontane Romane

L’acqua é voce viva e questo i romani lo sapevano bene, a tal punto che fecero sforzi prodigiosi per portarla copiosa all’interno della città. Gli acquedotti ancora oggi adempio alle loro funzioni come 2000 anni fa e testimoniano l’amore dei romani per l’elemento principe, esempio di altissima civiltà che le altre città del mondo conoscono solo dopo qualche secolo. Le fontane della città sono simbolo di orgoglio, di sentimento e di elevata architettura per il prezioso elemento che rende unica, anche per questo, Roma nel mondo.

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Fontana di Trevi

Fontana di Trevi

Tra le fontane più note, la fontana di Trevi, certamente tra le più scenografiche. Costituisce la mostra dell’Acqua Vergine, proveniente dalle sorgenti di Salone, all’ottavo miglio della via Collatina. Marco Vipsanio Agrippa condusse a Roma l’acquedotto nel 19 a.C., per alimentare le Terme da lui costruite nella zona subito a nord del largo Argentina, tra corso Vittorio Emanuele II e piazza di S. Chiara. Leggendaria l’origine del nome Vergine che, secondo Frontino, sarebbe stato dato dallo stesso Agrippa in ricordo di una fanciulla (in latino virgo) che indicò il luogo delle sorgenti ai soldati che ne andavano in cerca. Forse l’origine del nome potrebbe derivare dalla purezza e dalla leggerezza delle acque prive di calcare. In quella che sarà poi l’odierna piazza di Trevi, Agrippa alzò una mostra consistente in un alto muraglione, cui erano addossate tre vasche di raccolta. La fontana restò così fino al 1453, allorché Niccolò V, dopo opportuni lavori di riallacciamento dell’acqua alle sorgenti di Salone, diede incarico a Leon Battista Alberti di restaurare la fonte: in questa occasione furono tolte le tre vasche e sostituite con un unico vascone. La fontana iniziò a chiamarsi “di Trejo” perché situata nella località detta “dello Trejo”, in riferimento al Trivio (cioè l’incrocio di tre vie) che corrispondeva all’attuale piazza dei Crociferi: il passo da “Trejo” a “Trevi” fu breve.

Ma la fontana iniziò a prender corpo con Urbano VIII, il quale, volendone fare una grandiosa, incaricò del progetto il Bernini. Questi presentò diversi progetti, tutti costosissimi, a causa dei quali papa Barberini aumentò talmente le tasse sul vino che Pasquino si mise a parlare: “Per ricrear con l’acqua ogni romano di tasse aggravò il vino papa Urbano”. Ma papa Urbano VIII fece di peggio: dette al Bernini un permesso scritto per demolire “…un monumento antico, di forma rotonda, di circonferenza grandissima e di bellissimo marmo presso S.Sebastiano, detto Capo di Bove…”, vale a dire la tomba di Cecilia Metella. Ma stavolta i romani fecero il muso duro e Bernini si dovette accontentare di quel che aveva già smantellato, e non era poco. Urbano VIII e Bernini morirono senza che la fontana fosse stata ultimata: in quel periodo era soltanto un grosso lavatore con un vascone dinanzi e niente più. Quasi un secolo dopo, papa Clemente XII (1730-1740) decise di sostituirla con una fontana monumentale e, a tale scopo, invitò i migliori artisti dell’epoca a presentargli i progetti. Tra tutti i bozzetti inviati, fu scelto quello del romano Nicola Salvi, di evidente ispirazione berniniana. L’artista si mise al lavoro nel 1733, ma, ad opera quasi ultimata, morì prematuramente: il successore, Giuseppe Pannini, terminò la mostra. Clemente XIII inaugurò la fontana nel 1762, così come la vediamo oggi.

La grande fontana copre tutto il lato minore di palazzo Poli per una larghezza di 20 metri su 26 di altezza. Il prospetto ha nel mezzo un arco trionfale formato da un ordine di quattro colonne corinzie sormontate da un grandioso attico, a sua volta sovrastato dallo stemma di Clemente XII. Lo stemma, scolpito in marmo, è coronato da una balaustra con quattro statue che simboleggiano le quattro stagioni. Nel fronte dell’architrave è l’iscrizione: “CLEMENS XII PONT. MAX.  AQUAM VIRGINEM  COPIA ET SALUBRITATE COMMENDATAM    CULTU MAGNIFICO ORNAVIT   ANNO DOMINI MDCCXXXV PONT. VI”. Al centro di una base rocciosa ricca di scogli e di figure dello scultore Maini, si erge imponente la statua di “Oceano” sopra un carro a conchiglione trainato da due cavalli marini, guidati da altrettanti tritoni. I cavalli, uno placido e l’altro agitato, simboleggiano i due aspetti del mare. Le due statue nelle nicchie laterali raffigurano “Abbondanza” a sinistra e “Salubrità” a destra, mentre i bassorilievi sovrastanti ricordano uno la leggenda di Agrippa che approva il progetto dell’acquedotto e l’altro la vergine romana che indica ai soldati assetati le sorgenti dell’acqua. Lungo il piano stradale vi è la grande vasca a bordi rialzati simboleggiante il mare.

Fontana di Trevi

Fontana di Trevi

Diverse le leggende e gli aneddoti legati alla fontana di Trevi: il più conosciuto è la credenza che, gettando un soldino nella fontana, rigorosamente di spalle, si ritorni a Roma. Più romantico l’uso di far bere l’acqua della fontana al fidanzato che parte per il servizio militare o per lavoro e spezzare poi il bicchiere, in modo che l’uomo non possa più dimenticarsi né di Roma né della fidanzata. Si narra che il grosso vaso posto alla destra della fontana ,per chi guarda e  soprannominato “asso di coppe”, sia stato collocato lì dallo stesso Salvi, affinché un barbiere, che lo disturbava con le sue continue critiche, non potesse più vedere i lavori.

Nella piazza si trova anche una delle più famose “Madonnelle” di Roma, quelle bellissime edicole mariane sparse lungo le strade e che sono una preziosa testimonianza di una tradizionale fede popolare. La loro origine si ricollega alla religione romana antica, dalla quale il Cristianesimo ha tratto spunto: piccoli tempietti o “aediculae” venivano infatti eretti agli incroci delle vie o nei crocicchi di campagna in onore dei Lares Compitales, le divinità che proteggevano i viandanti.

Madonnetta di fontana di Trevi

Madonnetta di fontana di Trevi

Durante il Medioevo, nel Rinascimento e più ancora dopo la Controriforma, le edicole mariane si diffusero in tutti gli angoli della città, tanto che nel più ampio catalogo che di esse fu redatto, quello di Alessandro Rufini della metà dell’Ottocento,  ne erano elencate ben 1421. Questa di piazza di Trevi è posizionata così in basso da non poter passare inosservata. La Vergine dipinta sul muro (scarsamente visibile, in verità, a causa del vetro che la riveste) è circondata da una raggiera di stucco stellata. Due angeli poggianti su un piedistallo sostengono una ghirlanda. È presente anche il baldacchino e il solito lampioncino con eleganti volute in ferro battuto. Proprio perché espressione di arte popolare, l’autore, come per la maggior parte delle “Madonnelle”, è anonimo, probabilmente un umile artigiano: solo raramente sono state eseguite da qualche artista più rinomato.

 

Fontana del Tritone

La Fontana del Tritone é senza dubbio uno dei monumenti più caratteristici di Roma. Simbolo della vecchia e storica capitale, come le classiche immagini che vanno dal Colosseo al Cupolone o da fontana di Trevi a questa del Tritone. Inconfondibile capolavoro del Bernini, in effetti riempie l’occhio nel suo disegno fantasioso ed originale, non privo d’imponenza, con questo suo tritone che soffiando in una grande conchiglia, invece di un suono ne fa uscire un forte zampillo d’acqua.

Fontana del Tritone

Fontana del Tritone

E’ bello tutto l’insieme, dalla conchiglia aperta dove sta seduto il tritone, ai quattro delfini che con le code ne sostengono il peso, per poi arrivare alla vasca dal bel disegno mistilineo, che come in tutte le fontane del Bernini, è molto bassa, per consentire la più ampia visione dell’acqua e di tutto l’insieme. Può essere interessante sapere che il Bernini deve parte del suo capolavoro nientemeno che a Stefano Maderno. Questi infatti, fece per la fontana dell’Aquila in Vaticano, un tritone a cavallo di un delfino e soffiante acqua da una conchiglia che vediamo nel tritone berniniano.  In ogni caso niente toglie alla grande personalità del Bernini, al quale dobbiamo la poesia che sa ispirare da quest’opera.

Fontana di campo dei Fiori

Al mattino, da qualsiasi strada si acceda a Campo dè Fiori si prova una sensazione solare, di freschezza, di dinamismo e di continua mutazione; poco si riesce a distinguere della piazza vera e propria se non l’andirivieni delle persone fra le bancarelle, i colori dei fiori e della frutta, l’odore del pesce. Nel pomeriggio tutto tace. Solo allora si riesce a prestare attenzione ai due elementi architettonici che caratterizzano la piazza e ne diventano finalmente protagonisti: la statua di Giordano Bruno, muta solenne e intabarrata nel lungo mantello e la fontana che mormora in sordina: sono i testimoni di questa piazza, che ebbe tanta importanza nella storia di Roma. Un tempo l’intera piazza mancava di pavimentazione: era infatti un prato di fiori limitato da una quinta di case. Solo nel Rinascimento ebbe la connotazione di piazza destinata a commerci e traffici di varia natura, ma anche luogo di esecuzioni capitali e rogo per eretici di cui la statua rappresenta la più celebre vittima. La statua di Giordano Bruno, il famoso “eretico”, sorge nel punto in cui un tempo si trovava una fontana che Papa Gregorio XIII aveva fatto sostituire da un’altra; una specie di zuppiera con tanto di coperchio che fu poi trasferita in piazza della Chiesa Nuova. Campo dè Fiori si trovò così senza fontana ed il comune pensò, nel 1887, periodo in cui l’amministrazione stava ripristinando e costruendo nuove fontane, di realizzarne una simile alla precedente, ma con una nuova forma, senza più coperchio, e le diede anche una nuova collocazione, decentrandola verso la cancelleria.

Fontana a Campo dei Fiori

Fontana a Campo dei Fiori

La fontana si compone di una vasca quadrilobata poggiante su un piedistallo quadrangolare, irrorata da un copioso getto d’acqua fuoriuscente da uno zampillo centrale; unici elementi di decorazione sono dei maniglioni alternati a formelle decorate in marmo. L’acqua trabocca dai lobi più ampi formando un velo trasparente e andando a riempire la vasca ovale sottostante in granito rosato, ovale e con ampio bordo arrotondato. Un basamento e un gradino sollevano la fontana dal livello stradale. La composizione appare unitaria e composta e non fa rimpiangere la terrina di Papa Boncompagni, piuttosto sgraziata e fuori misura.

Fontana del Nettuno

E’ stata senz’altro la “cenerentola”  rispetto alle altre più fortunate fontane della piazza, soprattutto nei confronti della sorella situata sul lato opposto, che venne abbellita, modificata e restaurata a più riprese. Solo nel 1873 il comune di Roma bandì un concorso a premi di 5000 lire per il miglior progetto di gruppi scultorei e decorativi da destinarsi alla nostra ancora nuda fontana, purchè si restasse in tema, anzi ci si rifacesse a quella opposta. Il concorso per la scultura del corpo centrale venne vinto da Antonio Della Bitta, che eseguì questo nettuno in sintonia con il moro. La vasca, come abbiamo già accennato, è la stessa originale del Della Porta, e la piscina, come l’altra, del Bernini. Vi sono alcuni particolari divertenti riguardo al concorso indetto dal comune, riportati dal D’Onofrio. Questi, dopo una lunga e minuziosa ricerca negli archivi del comune, ha pubblicato testi e singolari documenti d’epoca, che sono stati oggetto d’interesse e di consultazione.

Fontana del Nettuno

Fontana del Nettuno

Fontana del Moro

Fontana del Moro

Ritornando al concorso del 1873 per la fontana del Nettuno, vi erano dieci candidati e una prova d’esame sul tema dato dalla commissione. Ne uscì vittorioso il signor Luigi Maioli, la cui gioia per il miraggio delle 5000 lire in palio e per l’incarico del lavoro, sfumerà presto in quanto la commissione verrà tacciata di parzialità dai restanti delusi concorrenti.

Fontana dei Quattro Fiumi

Collocata sempre in piazza Navona ed è stata ideata e plasmata dallo scultore e pittore Gian Lorenzo Bernini tra il luglio 1648 ed il giugno 1651 su commissione di papa Innocenzo X, in piena epoca barocca, durante il periodo più fecondo di questo artista. Si dice che il Bernini, per ottenere la commissione della realizzazione della fontana da Innocenzo X, regalò un modello in argento dell’opera, alto un metro e mezzo, alla cognata del papa donna Olimpia Maidalchini la quale, particolarmente avida, convinse il pontefice a concedere il lavoro appunto al Bernini che, così facendo, spiazzò la concorrenza del Borromini. L’origine della storia sembra dover risalire all’antico conflitto tra le famiglie di papa Urbano VIII (Barberini) protettore ed estimatore del Bernini, e del successore papa Innocenzo X (Pamphilj), che inizialmente tentò di sbarazzarsi di tutto ciò che in qualche modo era riconducibile al precedente pontefice, Bernini compreso, al quale venne invece affidato, con una certa malizia, il semplice incarico di proseguire il condotto dell’”Acqua Vergine” dal suo punto terminale (la fontana di Trevi) al sito in cui doveva essere eretta la nuova fontana. L’evidente metafora della grazia divina che si effonde sui quattro continenti conosciuti ha poi sicuramente contribuito al favore del pontefice. L’episodio sembra essere stato alla base della proverbiale rivalità tra i due architetti.
Le spese per la realizzazione della fontana furono talmente elevate che, per finanziarle, il papa ricorse ad una tassazione sul pane, con contemporanea riduzione del peso standard della pagnotta. Il fatto scatenò l’odio del popolo di Roma non tanto sul pontefice quanto, piuttosto, sulla cognata, ritenuta responsabile indiretta del sopruso.

Fontana dei Quattro Fiumi

Fontana dei Quattro Fiumi

La fontana sorge al centro della piazza, nel punto in cui fino ad allora si trovava un “beveratore”, una semplice vasca quadrata per l’abbeveraggio dei cavalli. Si compone di una base formata da una grande vasca ellittica, sormontata da un grande gruppo marmoreo, sulla cui sommità si eleva un obelisco egizioimitazione di epoca romana, rinvenuto nel 1647 nel circo di Massenzio sulla via Appia. La sistemazione dell’obelisco sul gruppo scultoreo centrale ribadì la validità di un’innovazione che lo stesso Bernini aveva sperimentato, nel 1643, con la realizzazione della fontana del Tritone, e che era contrario a tutti i canoni architettonici dell’epoca: il monolite non poggiava infatti su un gruppo centrale compatto, ma su una struttura cava, che lasciava cioè un vuoto al centro e sulla quale erano poggiati solo gli spigoli della base dell’obelisco.

Le statue in marmo bianco che compongono la fontana hanno una dimensione maggiore di quella reale. I nudi rappresentano le allegorie dei quattro principali fiumi della Terra, uno per ciascuno dei continenti allora conosciuti, che nell’opera sono rappresentati come dei giganti in marmo che siedono appoggiati sullo scoglio centrale in travertino (opera di Giovan Maria Franchi del 1648): il Nilo (scolpito da Giacomo Antonio Fancelli nel 1650), il Gange (opera del 1651 di Claude Poussin), il Danubio (di Antonio Raggi nel 1650) e il Rio della Plata[4] (di Francesco Baratta, del 1651). Il disegno dei quattro colossi nudi che fungono da allegorie dei fiumi risalgono all’antico. I giganti del Bernini si muovono in gesti pieni di vita e con un’incontenibile esuberanza espressiva. Sull’antico, però, prevale l’invenzione del capriccioso. Così il Danubio indica uno dei due stemmi dei Pamphilj presenti sul monumento come a rappresentare l’autorità religiosa del pontefice sul mondo intero, il Nilo si copre il volto con un panneggio, facendo riferimento all’oscurità delle sue sorgenti, rimaste ignote fino alla fine del XIX secolo, il Rio della Plata, vicino al quale le monete simboleggiano il colore argenteo delle acque, il Gange con un lungo remo che suggerisce la navigabilità del fiume. Lo scultore ricerca uno studio più attento dei movimenti e delle espressioni, che l’artista varia al massimo.

Fontana delle Naiadi

Fontana delle Naiadi

Fontana delle Naiadi

Il 10 settembre 1870, Pio IX inaugurò questa fontana. In origine la struttura era molto più semplice. Di simile all’odierna aveva solo il grande cerchio di zampilli con quello più forte al centro. Solo intorno al 1885, durante i lavori di sistemazione di via Nazionale e di piazza Esedra, si decise di spostare questa fontana nella grande piazza, oggi “della Repubblica”, affidandone il rifacimento ad Alessandro Guerrieri. Questi la ridisegnò completamente, ma volendo rompere con le tradizioni, non tenne conto degli ottimi insegnamenti berniniani. Infatti edificò la grande vasca, di per sè non alta, ma, nei confronti del complicato insieme centrale, non sufficientemente bassa per goderne la vista dal normale livello di osservazione. Per le decorazioni delle ninfe, si aspettò fino al 1901, anno in cui, finite di scolpire da Mario Rutelli, vennero montate ai loro posti. Una volta finiti i lavori, nel gennaio del 1901, lo steccato di legno intorno alla fontana restò a tener lontani gli sguardi dei curiosi romani, ancora per qualche giorno. Ma qualcuno era riuscito lo stesso a scorgere qualcosa, denunciò “l’oscenità” di quelle najadi, tanto che in comune non si riuscì a decidere se fosse giusto o meno dare pubblica visione di queste “impudiche” sculture. Dopo varie baruffe fra liberali (pro) e cattolici (contro), a decidere furono i romani,che incuriositi dallo scandalo si raggrupparono in gran numero intorno alla fontana incriminata. E così finalmente, dopo una mezza sommossa popolare, il giorno 10 febbraio, lo steccato prima scavalcato e schiodato, venne definitivamente abbattuto. I romani non sembrarono certo scandalizzarsi, anzi parvero invece apprezzare l’opera del Rutelli e, come scrissero poi anche i giornali, sembrò che “l’allarme sollevato in Campidoglio fosse una vera e propria esagerazione.

Fontana delle Naiadi

Fontana delle Naiadi

Il gruppo centrale del glauco con l’indomabile delfino stretto fra le braccia, che fa uscire dalla bocca il potente getto d’acqua, venne messo dal Rutelli solo dieci anni più tardi. Infatti in quella “particolare” inaugurazione del 1901, al centro della fontana apparve un discutibile gruppo scultoreo composto da tre tritoni, un delfino ed una piovra. Formavano un tale groviglio, che fu soprannominato dal mordace spirito romanesco “fritto misto”. Forse anche questo contribuì ben presto, a farlo togliere per lasciare il posto al futuro e più degno glauco,che oggi possiamo ammirare con il suo potente delfino perfettamente integrato con tutto l’insieme. Per chi volesse vederlo, il “fritto misto” oggi si trova nei giardini di piazza Vittorio e, dato lo stato pessimo di conservazione in cui versa, pare quasi appartenere, groviglio informe di pietra, a un passato, come quello dei vicini ruderi di una ben più antica e grande fontana: i trofei di Mario.

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La Barcaccia

Una delle piazze più belle e caratteristiche di Roma è senz’altro Piazza di Spagna. Uno spazio irregolare e sublime, famosissimo in tutto il mondo per il suo scenario assolutamente unico, caratterizzato dalla grande scalinata e dalla sua particolarissima fontana della “la barcaccia”. La scalinata venne realizzata sotto Innocenzo XIII Conti e Benedetto XIII Orsini, vale a dire nei tre anni che vanno dal 1723 al 1726, su progetto di Francesco De Sanctis che riprendeva i motivi del porto di Ripetta di venti anni più vecchio. La scalinata completò lo scenario della piazza andando a colmare l’olmata che saliva fino alla chiesa. Prima missionata ai Bernini, padre e figlio, da Papa Urbano VIII Barberini, con l’intento, tra l’altro di ricordare la tremenda alluvione tiberina del 1598 e l’eccezionale fatto che si era ritrovata una barca fino a quel luogo. Pietro Bernini si mise all’opera e aiutato dal figlio Gian Lorenzo  risolse in modo geniale alcuni problemi che gli si erano presentati. Prima di tutto dovette fare i conti con la scarsa pressione dell’acqua. La fontana si sarebbe venuta a trovare troppo vicina al “Bottino” dell’acqua Vergine e sarebbe stata la prima ad essere alimentata; la pressione dell’acqua quindi, non sarebbe stata sufficiente per innalzare gli zampilli e le cascatelle che erano normale coreografia nelle fontane situate a livelli più alti. Sentiva inoltre la necessità di integrare l’opera nell’ambiente che gli si presentava. Aveva bisogno di unire e armonizzare certi spazi. Vi riuscì perfettamente costruendo la vasca a forma di barca (da notare il disegno simmetrico: la prua e la poppa sono identiche) semisommersa dalle acque e leggermente al di sotto del livello del terreno. I simboli araldici del sole e delle api appartengono a Papa Urbano VIII Barberini, committente della fontana.

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Fontana di paizza Farnese

Fontana di Piazza Farnese

Fontana di Piazza Farnese

Le due fontane furono costruite entro il 1626 per volontà della famiglia Farnese sulla piazza antistante la propria residenza. Girolamo Rainaldi, autore del progetto, le realizzò riutilizzando due monumentali vasche di età romana in granito egizio, già presenti sulla piazza. Le vasche vennero riadattate come fontane solo nel XVII secolo, con l’adduzione dell’acqua Paola in via Giulia. Apparentemente identiche, le due vasche romane in realtà si diversificano per dimensioni, decorazione e stato di conservazione delle superfici: la vasca della fontana collocata verso la chiesa di S. Brigida, più piccola e con superfici quasi perfettamente conservate, presenta segni di rilavorazione nelle protomi leonine, stilisticamente riferibili al XVI secolo. L’altra vasca, con larghe zone di distacco dei materiali ed una delle maschere leonine quasi totalmente abrasa, non subì rimaneggiamenti in età moderna, e conserva, pertanto, più integra la lavorazione originaria. Maschere leonine
Entro il 1920 le fontane, già proprietà dell’Azienda Farnesiana, passarono al Comune di Roma. Nel 1938-1939 la fontana a sud-est subì un intervento di restauro che comportò la sostituzione integrale del giglio, del balaustro e del labbro del bacino inferiore. L’altra invece, non venne toccata, e risulta quindi meglio conservata nelle parti secentesche: il giglio apicale, presumibilmente originario, è in marmo bianco.

Moltissime le fontane romane tra le principali:

Fontana dell’Acqua Acetosa P.le Acqua Acetosa
Fontana Celimontana V. Annia
Fontana della Ninfa Egeria V. Appia
Fontana dell’Ara Coeli P. Ara Coeli
Fontana Lungotevere Aventino L. Tevere Aventino
Fontana del Babuino V. del Babuino
Fontana delle Api P. Barberini
Fontana del Tritone P. Barberini
Fontane della Galleria Arte Moderna V. delle Belle Arti
Fontana Monumento Gioacchino Belli P. G. Belli
Fontana Sallustiana V. L. Bissolati
Fontana Bocca di Leone V. Bocca di Leone
Fontana della Bocca della verità P. Bocca delle Verità
Fontana Cairoli P. Cairoli
Fontana Ludovisia V. Campania
Fontana della Dea Roma P. del Campidoglio
Fontane dei Leoni Capitolini S. del Campidoglio
Fontana di p.zza Campitelli P. Campitelli
Fontana di Campo ‘de Fiori Campo de Fiori
Fontana della Cancelleria P. della Cancelleria
Fontana di Palazzo Spada P. Capo di Ferro
Fontana della Rovere P. Cardinale della Rovere
Fontana di Borgo Pio P. del Catalone
Fontane del Palazzo di Giustizia P. Cavour
Fontana della Terrina P. della Chiesa Nuova
Fontana del Pianto P. Cinque Scole
Fontana della Botte V. della Cisterna
Fontana di p.zza Colonna P. Colonna
Fontana delle Tiare L.go del colonnato
Fontana del Colosseo P. del Colosseo
Fontana di Via Collatina Vecchia V. Collatina Vecchia
Fontane di Borgo Vecchio V. della Cinciliazione
Fontana delle Anfore P. delle’Emporio
Fontana del Peschiera P.le degli Eroi
Fontane dell’EUR EUR
Fontana di p.zza Farnese P. Farnese
Fontana della Farnesina P.le della Farnesina
Abbeveratoio di Benedetto XIV V. Flaminia
Fontana delle Conche V. Flaminia
Fontana di Papa Giulio V. Flaminia
Fontana di p.le Flaminio P.le Flaminio
Fontana Borghese V. Fontanella Borghese
Fontana dei Fori Imperiali V. dei Fori Imperiali
Fontana del Globo P.le Foro Italico
Fontane di Ponte Flaminio C. Francia
Fontana dell’Acqua Paola V. Garibaldi
Fontana di Porta S. Pancrazio V. Garibaldi
Fontana Lungotevere Gianicolense L. Tevere Gianicolense
Fontana di p.zza Giovanni XXIII P. Giovanni XXIII
Fontana del Mascherone V. Giulia
Fontana del Putto V. Giulia
Fontana del Facchino V. Lata
Fontana dei Catecumeni P. Madonna dei Monti
Fontana del Prigione V. G. Mameli
Fontana degli Artisti V. Margutta
Fontana Manifattura dei Tabacchi P. Mastai
Fontana delle Falde petrolifere P. E. Mattei
Fontana delle Tartarughe P. Mattei
Fontana di p.zza Mazzini P. Mazzini
Fontana delle Rane P. Mincio
Fontana dell’Orso V. Monte Brianzo
Fontana dei Dioscuri P. Monte Cavallo
Fontana del Monte di Pietà P. Monte di Pietà
Fontana del Moretto V. del Moretto
Fontana di Porta S. Sebastiano V. delle Mura Latine
Fontana della Navicella V. della Navicella
Fontana dei Fiumi P. Navona
Fontana del Moro P. Navona
Fontana del Nettuno P. Navona
Fontana Chiavica del Bufalo V. del Nazareno
Fontana di p.zza Nicosia P. Nicosia
Fontana dell’Acqua Marcia V. Nomentana
Fontana di Monte Sacro V. Nomentana
Fontana dell’Acea P.le Ostiense
Fontana Paolina V. Paolina
Fontana di Via dei Pastini V. dei Pastini
Fontana Mascherone di S. Sabina P. Pietro d’Illiria
Fontana dell’Anfora V. della Piramide Cestia
Fontane di p.zza del Popolo P. del Popolo
Fontana delle Palle di Cannone L.go di Porta Castello
Fontana di Porta Cavalleggeri L.go Porta Cavalleggeri
Fontana di Porta Furba V. di Porta Furba
Fontana Vasca della Scrofa V. dei Portoghesi
Fontana del Porto di Ripetta P. Porto di ripetta
Fontana della Posta V. della Posta vecchia
Le Quattro Fontane V. Quattro Fontane
Fontana dei Quiriti P. dei Quiriti
Fontana delle Najadi P. della Repubblica
Fontana della Carlotta V. Ricoldo da Montecroce
Fontana di Ripa Grande L. Tevere di ripa Grande
Fontana del Timone L. Tevere di ripa Grande
Fontana della Botticella V. di Ripetta
Fontana Clementina V. di Ripetta
Fontana della vasca di Ripetta V. di Ripetta
Fontana del Pantheon P. della Rotonda
Fontana di S. Andrea della Valle P. Sant’Andrea della Valle
Fontana del Mosè P. San Berbardo
Fontana di S. Croce in Gerusalemme P. Santa Croce in Gerusalemme
Fontana di p.zza S. Eustachio P. Sant’Eustachio
Fontana di S. Giovanni in Laterano P. San Giovanni in Laterano
Fontana Ninfeo del Palatino V. San Gregorio
Fontana della Pigna P. San Marco
Fontana di S. Maria Maggiore P. Santa Maria Maggiore
Fontana di S. Maria in Trastevere P. Santa Maria in Trastevere
Fontana di p.zza S. Onofrio P. Sant’Onofrio
Fontana in Campidoglio V. San Pietro in Carcere
Fontane di p.zza S. Pietro P. San Pietro
Fontana del Leone P. San Salvatore in Lauro
Fontana del Bottino S. San Sebastianello
Fontana di p.zza S. Simeone P. San Simeone
Fontana di S. Stefano del Cacco V. Santo Stefano del Cacco
Fontana dei Monti V. San Vito ai Monti
Fontana della Scrofa V. della Scrofa
Fontana della Barcaccia P. di Spagna
Fontana dei Libri V. degli Staderari
Fontana del Testaccio L. Tevere Testaccio
Fontana di Tor di Nona L. Tevere Tor di Nona
Fontana Molara V. delle Tre Cannelle
Fontana di Trevi P. di Trevi
Fontana della Tribuna di S. Carlo V. della Tribuna di San Carlo
Fontana di Ponte Sisto P. Trilussa
Fontana di Trinità dei Monti P. Trinità dei Monti
Fontana degli Ex Voto V. Trionfale
Fontana di Pio IX V. Trionfale
Fontana dell’Acqua Angelica P. delle Vaschette
Fontana dell’Adriatico P- Venezia
Fontana del Tirreno P. Venezia
Fontana del Viminale P. del viminale
Fontana dei Trofei di Mario P. Vittorio Emanuele II
Fontana del Cane V. Vittorio Veneto
Fontana del Boccale V. N. Zabaglia